22/04/2024
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Artemide Efesia, o Diana d'Efeso, era venerata nel tempio omonimo di Efeso (una delle sette meraviglie classiche del mondo antico) come dea della fertilitร , regina della natura e dominatrice delle fiere. Nell'effigie della dea all'Imperiale i simboli della sua potenza sono ben evidenziati lungo tutto il corpo ed il loro valore, quasi mistico, conferisce alla divinitร greca, figlia di Zeus e Latona, nonchรฉ sorella gemella di Apollo, unโinfluenza su tutto lโuniverso.
L'iconografia della Diana d'Efeso รจ completamente diversa rispetto all'Artemide greca, rappresentata come una giovane con arco e frecce. Nella parete rivolta a nord della Sala della Calunnia della Villa Imperiale di Pesaro la troviamo rappresentata, partendo dallโalto, con il "๐๐๐๐๐ " (copricapo che cingeva il capo delle divinitร femminili) a forma di tempietto; due leoni seduti, sorretti dagli avambracci della dea protesi in avanti; quattro file di mammelle lungo tutto il busto (Diana d'Efeso รจ nota anche con lโappellativo "๐๐๐๐ฆ๐๐๐ ๐ก๐๐ ", cioรจ dalle molteplici mammelle, tuttavia va rilevato che studi recenti leggono le protuberanze del busto come scroti di toro sacrificati alla divinitร ); tre grifi intorno la vita; protomi di leoni, cavalli e tori lungo le gambe; infine due levrieri accovacciati, con il muso rivolto lateralmente, nel penultimo dei quattro gradini del podio.
Si tratta di una iconografia ricorrente nella statuaria antica, come per esempio nella celebre "Artemide Farnese" (II sec. d.C.), dalla quale la nostra differisce solo per alcuni elementi mancanti, in particolare: il nimbo all'altezza del polos e l'ape.
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