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Fu costruito dai feudatari Da Momo su un preesistente castrum fortificato, venne riedificato nei secoli XV e XVI dalla nobile famiglia Caccia che ne entrò in possesso dopo che era stato distrutto, come molti altri castelli del novarese, nella guerra tra i Visconti e il Marchese del Monferrato.
Qui nacque il 22 luglio 1571, il temuto Giovanni Battista Caccia, detto il Caccetta per la sua bassa statura. I vapriesi invece lo chiamavano anche “Cacita” per la sua avversione verso gli spagnoli, negli anni in cui si contendevano con i francesi il dominio di queste terre.
Il Caccetta fu una figura prepotente che spadroneggiò nel novarese attraverso soprusi e malefatte.
Sposato con Antonia Tornielli, erede del castello di Briona, vi si recò a vivere trasformando il maniero in un centro di attività politiche anti-spagnole, allestendo anche una zecca clandestina nei sotterranei.
Per questo si narra che il castello di Vaprio d’Agogna fosse collegato con un tunnel a quello di Briona e a quello di Barengo. Ma il Caccetta non si fermò qui, invaghitosi della nobildonna novarese Margherita Casati, si liberò della moglie e del canonico di Novara Serafino Conti che si opponeva al suo progetto di nuove nozze.
Le malefatte e i delitti lo portarono in prigione, ma in realtà fu soprattutto la sua fama filo-francese a fargli guadagnare la decapitazione, pena riservata ai nobili. Gli spagnoli infatti lo condannarono come cospiratore e lo giustiziarono il 19 settembre 1609, a Porta Tosa a Milano, dopo un lungo processo durato anni.
Il Caccetta venne sepolto a Novara nella chiesa di San Giovanni Decollato.
I suoi beni, compreso il castello di Vaprio, vennero confiscati dalla Camera Ducale Milanese, per passare poi ai Visconti.
La storia di questo “ribaldo” che scorrazzava coi suoi “bravi” armati, è contenuta in un voluminoso stampato custodito nell'archivio parrocchiale di Suno.
Fu per primo lo storico novarese Alessandro Viglio che nel secolo scorso identificò nelle note vicende di Giovanni Battista Caccia, le caratteristiche che probabilmente ispirarono Alessandro Manzoni per il personaggio di Don Rodrigo dei Promessi Sposi.
Il lungo processo di Milano del Caccetta, fu molto noto e produsse diversi documenti, un caso di cui Alessandro Manzoni può essere verosimilmente venuto a conoscenza.
La storia del castello di Vaprio d’Agogna si intreccia quindi con quella del famoso romanzo manzoniano, diventando leggenda. Di certo è però che dobbiamo alla famiglia Caccia il primo recupero della rocca e alla famiglia Tagliabue la conservazione nella forma di oggi.
L’attuale casa forte si presenta su tre piani più sottotetto e porticato cinquecentesco disteso su otto arcate laterali, la muratura nella parte inferiore è a ciottoli, a tratti a spina di pesce, e nella parte superiore in mattoni.
Dal 1740 la struttura è stata adibita ad abitazioni private. Sul lato rivolto al bellissimo parco dagli alberi secolari, si diparte invece la parte più recente del complesso fatta costruire, forse recuperando parti antiche, dalla famiglia milanese Tagliabue nel 1885, come riportato sotto l’arcata della porta centrale.
Gli Stemmi di questa casata sono stati recuperati durante gli ultimi lavori di ristrutturazione. Inizialmente quindi ad uso di un unico proprietario, la dimora era costituita a pianterreno da diverse cucine e al piano superiore da una serie di camere da letto. Agli inizi del ‘900 la tenuta fu rilevata da Enrico Baroli, ex sindaco di Vaprio d’Agogna. Oggi invece la proprietà è passata alla Società ‘Il Borghetto’ di Borgomanero, che ha fatto eseguire in particolare il restauro della costruzione del 1885, salvando le preziosità al suo interno, dando nuova vita e un nuovo nome a questo luogo incantevole.
Castello Visconti nasce col desiderio di offrire a tutti coloro che viaggiano per lavoro o per diletto un angolo di grande classe di cui poter godere in tranquillità, per lunghi o brevi periodi.