Guida Turistica Vasto

Guida Turistica Vasto Una guida turistica smart della Città, non un trattato di storia cittadina, utile a quanti amano o visitano questo gioiello della Costa dei trabocchi.

Una guida turistica smart della Città, non un trattato si storia cittadina, utile a quanti amano o visitano questo gioiello della Costa dei trabocchi.

🗺 LA PIANTA DELLA CITTA' ANTICA E LE SEZIONI.Ogni post della guida corrisponde ad un monumento/sito: quando ci si trova ...
21/01/2018

🗺 LA PIANTA DELLA CITTA' ANTICA E LE SEZIONI.
Ogni post della guida corrisponde ad un monumento/sito: quando ci si trova in quel punto 📌, basta cercarlo sulla pagina e leggere il post corrispondente 📌.
Nessun percorso è obbligato, anche se le varie sezioni sono ordinate con una logica di visita che ritengo preferibile.

Le sezioni (i post):
ℹ La storia
📌 Castello Caldoresco
📌 Piazza Rossetti
📌 Corso Nuova Italia
📌 Loggia Amblingh
📌 Il Castellum e la Chiesa di S. Maria Maggiore
📌 Cattedrale San Giuseppe e Corso de Parma
📌 Palazzo d'Avalos
📌 Via Adriatica e Chiesa di San Pietro
📌 Chiesa di San Pietro in Sant'Antonio
📌 Terme Romane
📌 Palazzo Genova Rulli
📌 Chiesa del Carmine
📌 Museo Archeologico
🏖 Marina di Vasto e il Golfo d'Oro
🏖 La costa rocciosa, i trabocchi, la riserva di Punta Aderci
🎊 Tradizioni, gastronomia e folklore
🏖 La costa dei trabocchi
🌐 I dintorni

21/01/2018

ℹ STORIA DELLA CITTA'
Fiera sentinella di un mare che l’ha resa eletta tra le tante città sfiorate dall’Adriatico, Vasto domina dall’alto, svelando la sua storia alla natura, complice di tanta bellezza. E qui storia e natura armoniosamente convivono, completandosi.

🟠 La leggenda
Una leggenda attribuisce la fondazione della città all’eroe greco Diomede. Si racconta infatti che Diomede, re dell’Etolia, tornato in patria dopo la guerra di T***a e scoperto il tradimento della moglie Egialea, per la forte delusione si esiliò volontariamente dalla sua patria e, sbarcando nell’Italia centro-meridionale, fondò alcune città, tra cui Benevento, spingendosi sulla costa Adriatica fino alle isole tremiti (chiamate Diomedee Insulae). In questo suo peregrinare nel 1170 a.c. fondò anche Histonium, l’odierna Vasto.

🟡 I Frentani
Le prime notizie che attestano la presenza di una civiltà su questo territorio risalgono a tremila anni fa, quando i Frentani, popolazione italica di stirpe sannitica insediatasi sulla costa, decisero di fondare una città, chiamandola Hìston. Le testimonianze della primitiva fase dell’insediamento umano sul territorio provengono soprattutto dalle necropoli: distrutti i vecchi villaggi, sono i corredi delle sepolture a raccontare la cultura e le abitudini di questo popolo, dedito all’agricoltura ed alla caccia.

🟢 La città romana
Intorno al I secolo a.C., l’impeto espansionistico dei romani coinvolse le popolazioni italiche. La guerra sociale che le aveva viste alleate per fronteggiare l’avanzata di Roma (91-89 a.C.) si concluse con la sconf***a dei soci ed iniziò così la romanizzazione del territorio cho portò tradizioni, lingua, cultura, istituzioni, culti latini a sostituirsi a quelli italici.
Per l'importanza strategica e per il fascino del suo mare, Histon, con il nome di Histonium, divenne municipio romano (ente territoriale dotato di grande autonomia giurisdizionale ed amministrativa ed i cui cittadini godevano del privilegio della cittadinanza romana) e iniziò a godere di grande floridezza economica, tanto che fu uno dei centri più importanti dell’Italia centro-meridionale: Via Barbarotta, via delle Lame, via Crispi e corso Plebiscito erano il nucleo della città romana. Le due arterie principali erano il Cardo Romano (Corso Palizzi) e il Decumano massimo (Corso Dante) e tagliavano in maniera ortogonale la città.
Lo splendore che la città si trovò a vivere in età imperiale (I-II sec. d.c.) è provato dall’esistenza di numerosi edifici pubblici: anfiteatro, cisterne ed acquedotti, templi e terme sono solo alcune delle opere edilizie esistenti ad Histonium in questa fase della sua storia.

🔵 La tarda antichità.
Nel 346 d.c., un violento terremoto danneggiò e distrusse gran parte degli edifici di Histonium, che restò comunque ancora fortemente popolata alla fine del V secolo, secolo che segna l’inizio della fine della potenza dell’Impero Romano. In occidente, le ondate di barbari provenienti dall’Europa settentrionale ne provocarono il crollo, così che anche Histonium dovette assistere al suo lento declino. Cadute le istituzioni di Roma, molti degli edifici pubblici rimasti in piedi in seguito alle continue devastazioni persero la loro funzione e, abbandonati, perirono sotto il peso del loro passato. Tuttavia la città continuò a sopravvivere, anche se erano lontani i tempi di quella sontuosa bellezza.

🟣 La Gastaldia di Aymone e il basso medioevo.
Nell’802 l’esercito franco strinse d’assedio Histonium che passò in gastaldia ad Aymone di Dordona, il comandande che aveva diretto l’operazione militare. Questi, ricostruita la città distrutta, volle che portasse il suo nome. Nacque così la Gastaldia di Aymone, poi Guasto d’Aymone, Guasto, quindi Vasto.
Questo il motivo per cui si dice Città del Vasto: sta per città del Guasto di Aymone.
Dopo varie vicende, il Vasto nel 1047 fu dato in feudo all’abate di San Giovanni in Venere finché, con il dominio dei Normanni, Vasto cominciò a rifiorire.
Nel 1177 era una terra fortificata e grande, capace di ospitare un gran numero di personaggi illustri tra cui il papa Alessandro III.
Dal 1400, per quattordici anni, la città fu soggetta a Ladislao di Durazzo.

⚫ Vicende caldoresche (XV sec.)
Dopo un periodo in cui il Vasto passò sotto il Regio Demanio, il consiglio decurionale decise di assoldare il capitano di ventura Giacomo Caldora, che accettò l’invito dichiarandosi difensore della città ma, appena dentro le mura, aiutato dalle sue milizie, se ne proclamò Signore. La famiglia Caldora era venuta in Italia al seguito degli Angioini (1266-1441) e si stabilì in Abruzzo. Giacomo Caldora, il “gran capitano”, fu uno dei più famosi maestri d’armi dei suoi tempi, appartenente alla compagnia di ventura che faceva capo a Braccio di Montone. Era un uomo colto, di fascino e presuntuoso, tanto che aveva nel versetto biblico “il cielo è di Dio, la terra di chi più sa appropriarsene” il proprio motto araldico. Al Caldora si devono numerose opere di edificazione, ancora oggi visibili: avendo deciso di soggiornare in città, nel 1427 costruì un palazzo degno della sua potenza, nel quale raccolse numerose opere d’arte. Per difendere il palazzo, costruì una nuova cinta muraria e portò il centro della città alla massima espansione; ricostruì un castello solidissimo capace di difendere quanto possedeva. Morì nel 1439 poco dopo il termine dei lavori al castello. Gli successe il figlio Antonio che, avendo sfidato il re Alfonso d’Aragona, fu destituito nel 1442.

🔴 La dinastia dei d'Avalos (XVI-XVIII sec.)
Dopo un periodo di varie dominazioni che seguì alla signoria cadoresca e che vide alternarsi, tra il 1444 e il 1496, Innico di Guevara, Enrico di Guevara, Innico I d'Avalos, Pietro di Guevara e Roderigo d'Avalos, che morì senza eredi e prima di prenderne possesso, nel 1497, Federico III d’Aragona, avendo ricevuto numerosi servigi da Innico II d'Avalos, volle remunerarlo con il titolo di Marchese del Vasto e da quella data ha inizio una signoria durata per più di trecento anni.
Il Vasto divenne così marchesato dei d’Avalos, potente famiglia venuta dalla Spagna al comando dell'esercito aragonese, e i tre secoli del loro dominio la videro trasformarsi in una fastosa corte grazie di cui, ancora oggi, si avverte l’eco.
I d'Avalos furono signori della città fino al 1806, con Tommaso d’Avalos.

Dinastia dei d'Avalos, e consorti:
👑 I Marchese (....)
Ferdinando Francesco e Vittoria Colonna
👑 II Marchese
Alfonso III e Maria d'Aragona
👑 III Marchese (1546)
Francesco Ferdinando e Isabella Gonzaga
👑 IV Marchese
Alfonso Felice e Lavinia della Rovere
👑 V Marchese (1598)
Innico III e Isabella d'Avalos
👑 VI Marchese
Ferrante Francesco e Geronima Doria
👑 VII Marchese (1648)
Diego e Francesca Carafa della Roccella
👑 VIII Marchese (1697-1729)
Cesare Michelangelo e Ippolita d'Avalos
Quindi: Giambattista d'Avalos (IX) Diego d'Avalos (X) e, infine, Tommaso d'Avalos (XI) con il quale nel 1806 finì la dominazione della famiglia sp****la, durata per oltre tre secoli.

ℹ E questa lunga storia è diventata arte. Se ne coglie il senso percorrendo le strade o sostando sulle piazze di Vasto: chiese medievali che riposano all’ombra dei loro campanili (S.Giuseppe, S.Maria, S.Pietro), palazzi signorili (Palazzo d’Avalos, XV-XVI sec.), fortificazioni possenti (Castello, Torre Bassano - XV sec.) che custodiscono il passato raccontano la lunga corsa degli eventi.

Una storia che, da sola, attrae ma che, insieme allo scenario naturale, seduce. E, infatti, i soli scorci antichi della città ocra non conquisterebbero totalmente se il mare non fosse lo sfondo, se il lento scivolare della campagna non andasse a morire sulla costa, se l’azzurro del cielo non li avvolgesse.

Così, la natura mediterranea si manifesta sotto molteplici sembianze. Da quelle che modellano l’ampia spiaggia lunata a quelle che trasformano la sottile sabbia dell’arenile in rocciose baie. Diciotto chilometri di paesaggi marini, fotografati in immagini dai colori diversi, impressionano una natura versatile e generosa. Mentre verso sud Vasto Marina, incastonata nel golfo dorato, è un attrezzato centro balneare, a nord l’acqua limpida e pura riflette il sole che riscalda gli scogli delle romantiche calette.

Tra i tuffi nella vivacità della Marina o nella tranquillità delle calette, al mattino, tra gli appuntamenti culturali e gli incontri mondani, alla sera, i giorni a Vasto trascorrono senza lasciare, anche solo per un attimo, il rimpianto di averla scelta per le vacanze ma, semmai, solo il rimpianto di non averla vissuta fino in fondo. Ma ci sarà sempre tempo. L’anno dopo

📌 CASTELLO CALDORESCO🏰 Su piazza Barbacani, che sorge sull'antica necropoli romana, affaccia l'ingresso del Castello Cal...
21/01/2018

📌 CASTELLO CALDORESCO
🏰 Su piazza Barbacani, che sorge sull'antica necropoli romana, affaccia l'ingresso del Castello Caldoresco, interessante struttura fortificatoria del XV secolo.
La sua costruzione, di epoca precedente al 1300, sorge sulle rovine dell'anfiteatro romano, il cui ingresso monumentale ed alcuni tratti dell'ellisse si possono ancora ammirare nei suoi sotterranei (non visitabili). Presentava in origine tre bastioni pentagonali ed uno circolare in corrispondenza della porta castello, più tre torrioni interni, di cui due ancora oggi ben visibili.
L'attuale aspetto è però frutto della ristrutturazione, avvenuta nel 1439, effettuata dal signore della città Giacomo Caldora (la cui signoria e quella del figlio precedette il marchesato dei d'Avalos). Egli, nel 1427, ingrandì il Palazzo per farne la sua residenza quando si riposava da imprese militari. Nel 1439, anno in cui il Caldora cinse il Vasto di nuove mura e solide fortificazioni, fu rimodernato anche il castello e trasformato in una efficiente fortezza, dato che era posto a difesa del palazzo.

🔹Aspetto architettonico
Molto probabilmente, dei lavori di ristrutturazione e potenziamento del castello fu incaricato l'architetto senese Mariano di Jacopo, detto il Tàccola. Questi realizzò una solida costruzione a pianta quadrata, formata da quattro cortine e tre torri lanceolate, tutta in cotto, che allo spigolo sud-est aveva una semitorre cilindrica addossata alla cortina meridionale.
La parte esterna, sia del bastione che della cortina, era costituita da una scarpata nascente dal fossato e terminante con un grosso cordone in pietra, al disopra del quale si alzava il muro verticale, coronato a sua volta da una pittoresca successione di grossi beccatelli in pietra e di sovrastanti archetti ogivali. Beccatelli ed archetti danno origine ad una sporgenza molto accentuata che accompagna tutto il muro sovrastante fino a raggiungere il piano dei bastioni.
Sopra gli archetti e per ogni lato dell'edificio si aprivano 11 feritoie per i piccoli pezzi d'artiglieria. Il parapetto terminale era ordinato a grossi merloni da cui sporgevano i cannoni. Ogni bastione aveva sei troniere, ogni cortina quattro. Poco al disopra del cordone, agli angoli tra i bastioni e la cortina, si aprivano due cannoniere fortemente strombate verso l'esterno. Più in basso un'altra cannoniera, sul solo lato del bastione, per fulminare gli assalitori scesi sul piano del fossato.
All'interno c'era un piccolo palazzo a due piani, che si elevava dal piano dei bastioni, i cui lati est e sud erano arretrati rispetto alle cortine per la larghezza di un cammino di ronda.
Nel terzo elemento essenziale del castello, il mastio, il costruttore innalzò al centro dell'edificio una torre altissima, su una costruzione romana che ne costituiva la base, a testimonianza della potenza del signore.

Nel 1713 il Marchese Cesare Michelangelo fece aggiungere merli aguzzi alla torre di mezzogiorno, la seconda delle due torri anteriori al rifacimento del Caldora, e lo fece riarmare di artiglieria.

Nel 1816 il castello fu acquistato da privati e cominciarono le deturpazioni. Sovrapposto al fossato meridionale e con un'ala poggiante sulla cortina orientale, infatti, venne costruita una palazzina di stile neoclassico, Palazzo Palmieri.
Nel 1923 fu edificato un nuovo fabbricato nel cortile del castello e nel 1945 fu aperta abusivamente una finestrella al disopra del portale antico.

⛲Di fronte al castello, una bella fontana, voluta nel 1629 dal marchese Innico d'Avalos. In origine era posizionata in Piazza L.V. Pudente, davanti alla Cattedrale di San Giuseppe, e fu trasferita nella nuova sede solo nel 1926 in seguito ad un progetto di rinnovamento edilizio che interessò la città e che prevedeva che in quel posto venisse eretta la cassa armonica in occasione delle varie feste.


⛔ interno non visitabile
🏧🅿️🚻 nelle immediate vicinanze

📌 PIAZZA ROSSETTILa principale piazza di Vasto prende il nome da uno dei suoi personaggi più illustri, Gabriele Rossetti...
21/01/2018

📌 PIAZZA ROSSETTI
La principale piazza di Vasto prende il nome da uno dei suoi personaggi più illustri, Gabriele Rossetti.
La forma ellissoidale che la caratterizza si deve al fatto che essa sorge su un anfiteatro di epoca romana, di cui conserva l’andamento, sia nella pianta che nella disposizione di alcuni edifici che vi si affacciano.

🏛 ANFITEATRO ROMANO
Databile fra la fine del I e la prima metà del II secolo d.c., è realizzato in una pregevole opera mista costituita da reticolato policromo alternato a filari di laterizio. Dell’antico anfiteatro, i cui livelli di frequentazione sono sepolti ad una profondità di oltre 5 metri, sono tuttora visibili alcuni tratti di mura che emergono dalla superficie della piazza. Ciò che ha permesso la conservazione di tali resti è il loro inglobamento nella cinta muraria medievale che ha così permesso che si conservassero nei secoli. Anche nei sotterranei del Castello si possono ammirare un altro tratto dell’ellisse e l’ingresso monumentale dell’edificio.

🗽 MONUMENTO A GABRIELE ROSSETTI
Al centro della piazza, il monumento a Gabriele Rossetti, dello scultore napoletano Filippo Cifariello, inaugurato nel 1926 alla presenza del principe ereditario Umberto di Savoia e salutato da 21 colpi di cannone.
Gabriele Rossetti (Vasto, 1783 - Londra, 1854) era poeta e critico letterario vastese, padre della famosa poetessa Cristina Rossetti e di Dante Gabriele Rossetti, uno dei fondatori della scuola dei preraffelliti.

✝️ CHIESA MARIA SS. ADDOLORATA
Affaccia su Piazza Rossetti la chiesa di San Francesco di Paola o dell’Addolorata, molto amata dai d’Avalos. Nello stesso posto, nel XV secolo, erano situate due chiesette: una dedicata a San Rocco, l’altra a Santa Maria de’ Guarlati. In quest’ultima si venerava un’immagine ritenuta miracolosa alla quale la gentildonna Bellalta di Palazzo aveva fatto voto di andare a visitare a piedi nudi. Non essendovi riuscita, vi si fece seppellire nel 1404. Nella ricostruzione della chiesa il muro sul quale era dipinta la madonna dei Guarlati fu posto sull’altare maggiore, in seguito ad un poco felice restauro.
Nel 1604 il luogo fu ceduto in proprietà ai Minimi di San Francesco di Paola che, nel 1611, vi avevano già edificato chiesa e convento. Tra il 1714 ed il 1719 Cesare Michelangelo d’Avalos fece dare a sue spese una nuova forma alla chiesa, che divenne così patronato dei d’Avalos, come dimostra lo stemma in pietra esistente sul portale.
Il convento dei Paolotti durò fino al 1770, quando un decreto del re Ferdinando IV lo soppresse. Nel 1842 la chiesa fu affidata alla Compagnia della ca**tà e morte, proveniente dalla chiesa di San Giuseppe Agli inizi dell’800 il chiostro venne trasformato in decorosa casa di abitazione. A cura della congrega l’edificio fu sottoposto a modifiche e restauri, provvisto di nuovi arredi, campanile e sagrestia.
A metà 800 la chiesa venne completata con facciata di stile neoclassico.
🔹️L’interno, molto modificato nel corso dei secoli, nei primi decenni dell’800 si presentava ad una navata con tre cappelle per lato. Qualche anno dopo (1842) venne assumendo la disposizione attuale, eseguita con l’abbattimento dei muri divisori tra le cappelle e la realizzazione, al posto della vecchia sagrestia, di una nuova ca****la dedicata alla Madonna Addolorata, che oggi accoglie “la Pietà”, splendida statua lignea vestita, del napoletano Giacomo Colombo (XVIII sec.). Nel 1850 fu restaurato l’altare maggiore.
Le sei cappelle poste ai lati della navata centrale sono dedicati a: sx: S.Carlo, S.Francesco, Crocifisso; dx: S.Lucia, Purgatorio, S.Rocco, la “Madonna del velo”, del 500 veneziano.
Sotto l’altare maggiore, restaurato nel 1850, è sepolto dal 1729 don Cesare d’Avalos d’Aquino d’Aragona, al quale gli eredi non dedicarono alcuna lapide o segno tangibile di ricordo.
⏰ informarsi sugli orari di apertura

🏰 TORRE DI BASSANO (XV sec.)
Chiude il semicerchio orientale della piazza la bellissima torre di Bassano. È questa una delle tre torri della vecchia cinta muraria quattrocentesca, voluta dal Caldora, ancora presenti in città.
Fu edificata, nella parte inferiore, nel 1427, mentre la sommità, a mensoloni, è del 1713. Prende il nome dall’antica famiglia che ne curava la manutenzione.
Le due fasi di costruzione sono ben visibili, basta guardare poco al di sopra della successione degli archetti: qui, infatti, si nota come la merlatura della torre originaria sia stata “riempita” dai materiali della costruzione successiva. Tenendo presente che la merlatura costituiva la sommità della vecchia torre è facilmente intuibile come la sua altezza, cioè l’altezza della torre quattrocentesca, non sia solo quella che appare attualmente al di sopra del piano stradale. Ciò fa supporre che la torre prosegua anche sotto i nostri piedi. Si deve inoltre pensare che la cinta muraria aveva inglobato le vecchie mura dell’anfiteatro romano e che il piano di attacco di queste si trova a circa 5 metri di profondità. Ora, dato che la torre faceva parte della cinta muraria, si può dedurre come anche il piano di attacco di questa sia a tale profondità. La cinta muraria, a sud della piazza, proseguiva poi lungo via Cavour fino a giungere all’altezza di Piazza Marconi e svoltare verso le grandi cisterne proseguendo per tutta la loggia Amblingh fino all’altezza del Palazzo d’Avalos.
Verso nord, invece, scendendo dal castello, la cinta muraria proseguiva parallelamente all'attuale Corso Garibaldi tanto che ancora oggi sono visibili altre due torri: la Torre D'Amante e la Torre Diomede del Moro, in piazza Verdi, entrambe ovviamente risalenti al 1439, anno di ampliamento della cinta muraria cittadina.

⛔ interno non visitabile
🏧🅿️ nelle immediate vicinanze

📌 CORSO NUOVA ITALIAImmediatamente dopo gli ex edifici scolastici, le cui facciate oblique affacciano su Piazza Rossetti...
21/01/2018

📌 CORSO NUOVA ITALIA
Immediatamente dopo gli ex edifici scolastici, le cui facciate oblique affacciano su Piazza Rossetti e sulle quali sono visibili i fasci littori, ci accompagna lungo il Corso Nuova Italia una bella successione di palazzine liberty. Tra tutte, spicca il Politeama Ruzzi, edificio ancora oggi utilizzato per gli spettacoli, una volta adibito anche a cinema.

Se si percorresse tutto il Corso, si arriverebbe alla Villa Comunale, inaugurata nel 1923 con la realizzazione del viale delle Rimembranze, lungo il quale sono stati piantati tanti alberi quanti furono i caduti della Grande Guerra.
Il bel laghetto centrale, con la sua torretta, fu inaugurato nel 1929.

📌 LOGGIA AMBLINGH🔭 E’ uno dei punti più panoramici e suggestivi della città, da cui è possibile ammirare lo splendido go...
21/01/2018

📌 LOGGIA AMBLINGH
🔭 E’ uno dei punti più panoramici e suggestivi della città, da cui è possibile ammirare lo splendido golfo dorato, sfondo immancabile al fitto intreccio di tetti e di campanili che caratterizzano la città vecchia.
La loggia, ossia la balconata, perché altro non è se non un balcone che affaccia sul mare, prende il nome dal tedesco Guglielmo Amblingh di Gratz, segretario di Cesare Michelangelo d’Avalos (1707) che, dopo averlo nominato barone di S Ancino, lo alloggiò in una casa adiacente al giardino del palazzo, proprio sulla loggia.
Si percorra essa dalla parte più alta o da quella adiacente al palazzo marchesale, non può fare a meno di colpire l’occhio del visitatore sia per lo scenario naturale che si troverà di fronte, sia per il caratteristico susseguirsi di case e di vicoli che si tuffano nel mare.

🏛 LE GRANDI CISTERNE ROMANE.
Il sistema di approvvigionamento idrico della città romana di Histonium era assicurato dalla presenza di due cisterne: quelle di Santa Chiara o Grandi Cisterne e le Piccole Cisterne. Queste erano alimentate rispettivamente da due acquedotti, quello delle Luci, del quale nel 1600 si contavano ancora sessanta arcate, e dall’acquedotto del Murello. Mentre le Piccole Cisterne sono in uno scantinato di una casa appartenente ad un privato, parte delle Grandi Cisterne è facilmente visibile perché si affaccia proprio sulla loggia Amblingh. Delle cisterne antiche di S. Chiara, situate nella parte più alta della città (m.149 s.l.m.), si conservano due tronconi in origine formanti un unico complesso. Le imponenti strutture, realizzate in laterizio rivestito di intonaco idraulico (opus signinum), consistono in una serie di ambienti rettangolari coperti da volta a botte e parzialmente comunicanti attraverso arcate sostenute da pilastri.

✝️ CA****LA DELLA MADONNA DELLA CATENA
Piccola ca****la dedicata alla Madonna della Catena

🏛 PORTA CATENA o SANTA MARIA (XV sec.)
Una delle porte di accesso alla città, faveva parte della cinta muraria edificata nel XV secolo. Attraverso questa porta si accede al Castellum, il nucleo della città medievale che ruota intorno alla chiesa di Santa Maria Maggiore e all'omonimo quartiere.

🏠 CASA DI GABRIELE ROSSETTI
La casa natale di Gabriele Rossetti, restaurata nel 1954, ospita la biblioteca comunale che, tra l’altro, contiene numerosissimi testi antichi.

🏛 PORTONE PANZOTTO:
Piccola porta inserita tra gli stretti vicoli del castellum, sotto cui, secondo la tradizione, un tempo si radunavano i carbonari.

📌 Il CASTELLUM E LA CHIESA DI S. MARIA MAGGIOREDalla loggia Amblingh, attraverso Porta Catena (1439), si accede al Caste...
21/01/2018

📌 Il CASTELLUM E LA CHIESA DI S. MARIA MAGGIORE
Dalla loggia Amblingh, attraverso Porta Catena (1439), si accede al Castellum, cuore della città medievale. Il quartiere, oggi di Santa Maria per via dell'omonima chiesa intorno a cui si sviluppa, conserva ancora nella f***a trama delle sue viuzze l'originario assetto medievale.

✝️ Imponente nella sua mole, la più grande delle chiese vastesi è dedicata a Santa Maria. Nel corso dei secoli l’edificio fu più volte distrutto e ricostruito, perdendo così completamente la struttura originaria. Per la posizione del nartece (oggi mancante) e del campanile, è da ritenere che la prima chiesa (XI sec.) fosse costruita in senso perpendicolare all’attuale orientamento (così il D’Anelli).
Vari indizi ne fanno risalire la primitiva costruzione al 1195. È infatti di quell’anno un diploma dell’imperatore Enrico IV rilasciato a Oderisio, abate del monastero benedettino di San Giovanni in Venere, con il quale la chiesa fu posta “in servizio” alla Badia Benedettina di San Giovanni in Venere. Nel 1234 fu aggiunto al tempio un grande vestibolo, di cui si vedono ancora due pilastri a sezione ottagonale con basi e capitelli di pietra calcarea. Nel 1331 si costruì interamente una nuova torre, come ricorda la seguente iscrizione in caratteri angioini sull’architrave della porticina della scaletta a pianterreno: I.D.D.A.A.D. MCCC###I / HOC AEDIFICIUM / TURRIS PRIMO / FUNDATUM EST.

La chiesa fu prima devastata dai turchi nel 1566, poi distrutta da un incendio nel 1645. Nel 1735 era costituita da una sola navata centrale con soffitto a capriate. Nel 1785 si ingrandì la navata centrale e furono costruite ex novo quelle laterali, eliminando il nartece, di cui si vedono ancora due pilastri incastonati nel muro occidentale esterno. Fu solo nell’800 che la chiesa assunse la configurazione attuale. Nel 1826 fu demolito il vecchio presbiterio romanico e, su disegno dell’architetto Nicola Pietrocola, se ne costruì uno nuovo, sormontato da una grande cupola e sovrapposto ad una cripta. Nel 1838 si produsse una fenditura che rese necessario abolire il tamburo ed abbassare la cupola.
Nel 1853, grazie anche ai contributi dei fedeli, fu completamente imbiancata ed intonacata. Nel 1864 fu realizzata la ca****la del SS. Sacramento mentre quella della Sacra Spina fu costruita nel 1921.

Degne di nota sono le testimonianze più antiche della chiesa: la lastra tombale del XII secolo ed i resti del portico del XIII secolo (piazza del Tomolo); la formella con “l’agnello dell’Apocalisse” (via Santa Maria); l’architrave (vico Pachia) con l’iscrizione del 1234 dalla quale si può risalire alla data di costruzione della chiesa originaria (“hoc opus est factum pro Parochia Mariae Virginis ac Matris Dei anno 1234. Magistro Berardo”).

🔸️La facciata della chiesa è alquanto anonima, ma dell’esterno colpisce senza dubbio la grandezza della torre campanaria, una solida costruzione di forma quadrata in pietra e mattoni.

Il campanile, nella parte più bassa, la cd. Battaglia, e nel fusto (che ad un terzo della sua altezza ha due monofore medievali per lato, a sesto acuto, munite di ornia in pietra finemente scolpite) risale agli inizi del 1300.
La cella campanaria, che posa su una cornice di stile classico là dove termina il fusto medievale, fu iniziata nel 1714 e ultimata nel 1730.
Sulla parete della torre trecentesca, nella parte bassa contigua l’attuale ingresso principale della chiesa, una formella erratica raffigurante l’Agnello dell’Apocalisse dovrebbe rappresentare il distintivo precipuo dell’Ecclesia baptisimalis e non, come si tentò di spacciare nella foga della polemica con la chiesa di san Pietro, il segno dell’appartenenza al monastero benedettino di San Giovanni in Venere.

🔹️L'interno si sviluppa attualmente in tre navate divise da pilastri su cui poggiano archi a tutto sesto. Sui pilastri prospicienti la navata centrale si aprono delle nicchie che accolgono le statue degli Apostoli. Al termine della navata centrale, delimita il presbiterio uno splendido parapetto marmoreo settecentesco, di forma ellittica, che delimita l’accesso alla cripta. Questa accoglie, oltre a due altari con relative immagini sacre ed arredi, il corpo di San Cesario, che la tradizione vuole portarsi in posizione seduta in prossimità del verificarsi di eventi catastrofici.

Il presbiterio, sul cui sfondo domina una complessa struttura architettonica a forma di tempio, è arricchito da un coro ligneo e da un bellissimo organo, anch’esso ligneo, del settecento napoletano, proveniente dal convento di S. Onofrio. Ai lati dell’altare maggiore si possono ammirare due tele attribuite al Solimena (1700): a sinistra LA PENTECOSTE, a destra LA PRESENTAZIONE DEL CAMAURO (berretto rosso) A PAPA CELESTINO QUINTO. Dal presbiterio si accede da due lati a locali adibiti a sagrestia.

La navata laterale sinistra, abbellita da pregevoli pitture su tela, presenta due cappelle dedicate alla Madonna del Rosario e al Sacro Cuore. Sulle pareti, pregievoli dipinti:
🖼 Ecce Homo, attribuito al Tiziano;
🖼 Il battesimo di Sant'Agostino, della scuola di Veronese;
🖼 Lo sposalizio di Santa Caterina, attribuito a Paolo Veronese;
🖼 Madonna del Confalone, del 500 veneziano.

La navata laterale destra, oltre alle tombe del d'Avalos, reca una sola ca****la, la più importante per il popolo vastese, quella dedicata alla Sacra Spina, una delle spine che cinseeo il capo di Gesù, donata da papa Pio IV ad Alfonso d’Avalos durante il concilio di Trento. Durante l’incendio del 1645 uno schiavo turco, in cambio della promessa di libertà, salvò la reliquia dalle fiamme. Si porta in processione il venerdì precedente alla domenica delle palme e la tradizione racconta che dalla sua fioritura - una sorta di lanuggine bianca - che avverrebbe tra l'ora sesta e l'ora nona si traggono auspici per il buon raccolto e la pesca abbondante.

Altre opere:
- statua di S.Chiara, terracotta napoletana del 1700
- il fonte battesimale in pietra della maiella, del 1500
- varie opere di argenteria sacra del 1700
- un ostensorio in rame dorato del 1500

⏰ informarsi sugli orari di apertura
☎️ 0873367172
📳
🏧🅿️🚻🚰 nelle vicinanze

🏠 Palazzo Marchesani
Esempio semplice di barocco, palazzo Marchesani si affaccia sulla via che porta alla Chiesa di Santa Maria e accompagna con le sue linee curve, morbide e lievemente accennate, il passeggio sulla via principale del Castellum.

📌 CATTEDRALE DI S.GIUSEPPE e CORSO DE PARMAElegante via cittadina di collegamento tra Piazza Diomede e Piazza Lucio Vale...
21/01/2018

📌 CATTEDRALE DI S.GIUSEPPE e CORSO DE PARMA
Elegante via cittadina di collegamento tra Piazza Diomede e Piazza Lucio Valerio Pudente, con le quali forma un tutt'uno, Corso de Parma prende il nome da Riccio de Parma, un vastese che, secondo la tradizione, partecipò tra i tredici campioni italiani alla disfida di Barletta.
Denominata nel 1700 Via degli Scarpari e successivamente "Corsea", alla fine dell'800 la strada era molto più stretta dell'attuale. Tutte le case sulla destra (verso San Giuseppe) furono abbattute per allargare la strada che, nei progetti originari, doveva essere più ampia di quella attuale, cioè allineata con gli edifici di Piazza Pudente e di Piazza Diomede. Ma nottetempo un proprietario, per aumentare la superficie della sua abitazione, costruì abusivamente più avanti, costringendo gli altri a fare altrettanto.
Oggi, su Corso de Parma affacciano belle palazzine in stile liberty una delle quali, quella corrispondente al numero civico 2, è la casa di Raffaele Mattioli, grande economista italiano, presidente dalla Banca Commerciale Italiana e fondatore di Mediobanca. L'edificio, donato dagli eredi al Comune di Vasto, dal 1998 ospita la biblioteca comunale.

✝️ La chiesa di San Giuseppe, Cattedrale della città, della primitiva fabbrica romanica conserva soltanto la facciata.
La costruzione originaria fu edificata nel XIII secolo ed era dedicata a Santa Margherita. Alla chiesa era annesso il Convento degli Agostiniani, dove studiò anche il Beato Angelo da Furci prima di partire per Parigi. Incendiata dai Turchi nel 1566, fu restaurata dopo due anni. Dal XVII secolo assunse la nuova denominazione di Sant'Agostino poi mutata definitivamente in San Giuseppe nel 1808, in onore di Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone. Soppresso il convento e la chiesa innalzata a Collegiata Insigne, fu elevata a cattedrale nel 1853. Ricostruita nel 1890 su progetto dell'ing. Francesco Benedetti, fu infine decorata internamente dall'artista fiorentino Achille Carnevali nel 1923.

🔸️ESTERNO
La facciata, del XIII secolo, tutta in pietra dura della Majella, rappresenta la parte più interessante della chiesa, sia perché è l'unico resto della costruzione originaria, sia perché testimonia un particolare momento della storia dell'arte, di transizione dal romanico al gotico, in cui gli elementi compositivi abbandonano la compostezza e la ricchezza di particolari, tipici dello stile più puro, per dare all'archivolto uno slancio più sostenuto. Della facciata si può subito notare il suo ordito medievale posto in risalto dalla faticosa connessione delle pietre in vista, situate attorno al rosone, ed al portale, che nella semplice linearità del prospetto acquistano rilievo. Tre i principali elementi architettonici: un portale, un rosone e due colonnine pensili laterali.
Il portale, costruito nel 1293 dal maestro Ruggero de Fregeniis, come risulta da una iscrizione in caratteri semigotici contenuta nella parte superiore della lunetta ("O voi passeggeri, che osservate questa porta, fu maestro Ruggero De Fragenis che fece quest'opera nell'anno del Signore 1293") è un bell'esempio di romanico transitorio. I piedritti del portale hanno colonnine alternate a pilastri. Sui piedritti si slancia l'archivolto che gira in forma intermedia tra l'arco a tutto sesto e quello a sesto acuto. In corrispondenza delle due colonne esterne, l'archivolto presenta due tori che continuano la linea delle colonne e sui pilastri salgono due fasce, la più interna a treccia, l'altra a foglie di palma stilizzate. A linea dell'imposta e sugli estremi delle tegole dei capitelli si alzano due esili colonnine, che all'altezza dei loro capitelli fanno ricorrere una cornicetta orizzontale decorata a foglie sui lati della facciata e sorreggono altra cornice di eguale disegno, la quale s'innalza sulla parte centrale della facciata stessa ed incornicia il portale in una figura rettangolare.
Splendido è il rosone duecentesco, che si apre al di sopra del portale, la cui cornice esterna è lavorata a punta di diamante, quella interna a foglie d'acanto. La raggiera fu aggiunta nel 1928, durante l'opera di restauro generale. Essa riprende il motivo della raggiera della chiesa di Sant'Agnese dell'Aquila (XIII), con la differenza che il rosone del Vasto ha 12 raggi mentre quello dell'Aquila ne conta quattordici.
Il campanile barocco risale al 1730 e presenta una caratteristica guglia in ferro battuto.

🔹️️L'INTERNO
Interamente ricostruito nel 1890 in un bellissimo stile gotico e decorato nel 1923 ad opera di un artista fiorentino, si sviluppa a croce latina con profondo transetto ed abside rettangolare. Sul lato sinistro della navata si apre una ca****la che accoglie un altare ed il fonte battesimale. Il transetto è provvisto di due altari, dedicati alla Madonna del Buon Consiglio e a Santa Margherita, e di due cappelle con altari dedicati alla Madonna di Lourdes e al Sacro Cuore. Il presbiterio, occupato dal coro ligneo del 1700 e dall'altare maggiore, è diviso dalla navata da una balaustra marmorea. Sul lato destro della navata vi sono quattro vetrate policrome, che recano ancora i segni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, raffiguranti personaggi biblici. Le pareti e la volta della chiesa sono decorate con stucchi e pitture a fresco, di stile goticheggiante.
Sempre a destra della navata, è possibile ammirare un trittico in legno rappresentante "Santa Maria della misericordia" che Cola Bevilacqua fece dipingere nel 1505 per la chiesetta di C**a a Mare (che sorgeva nei pressi dell'attuale stazione ferroviaria). Il trittico, che raffigura la Madonna con il bambino ed i santi Caterina d'Alessandria e Nicola di Mira, è firmato da Michele Greco da Valona, esponente della scuola greco-veneta.
Nel suo complesso, l'interno della cattedrale è un bellissimo esempio di falso gotico, reso oltre che dalla struttura architettonica, anche dagli stucchi e dalle pitture delle pareti, a fasce di due tonalità di grigio, che ricordano il gotico toscano.

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