02/04/2021
Oggi Venerdì Santo, vorrei ricordare la morte in croce di Cristo con una opera di Giotto esposta al museo degli Eremitani a Padova ma realizzata per la Ca****la degli Scrovegni.
Molto probabilmente era posizionata sotto l’arco trionfale, seguendo la concezione teologica della Croce come segno di salvezza e redenzione e dunque trionfante .
L’iconografia di Cristo in Croce, già consolidata nel ‘200 trova nei Crocefissi giotteschi un’altra interpretazione , poiché Giotto rende il Signore un uomo vero, sofferente, con il corpo leggermente piegato in avanti quasi spinto dal suo stesso peso, mentre nei precedenti duecenteschi il corpo assumeva una rigidità quasi innaturale .
La figura è longilinea, scarna e accarezzata dalla luce, che crea effetti plastici
, trasformandosi poi in ombra sotto le ascelle, sotto le mani contratte con i palmi non distesi ma piegati.
Si notano le vene, i tendini, le ossa del torace, ci si stupisce di fronte al bellissimo volto chinato con lineamenti perfetti e con quei segni sottili degli occhi, del naso e della bocca esalante l’ultimo respiro dell’uomo mortale.
Il perizoma leggermente increspato, sottilissimo, trasparente lascia intravedere la decorazione posteriore; Cristo si appoggia su una croce blu, ma su questa sembra sia stata appoggiata una stoffa preziosa, come quelle che avvolgevano un tempo le reliquie dei santi.
Si tratta di un tessuto raffinatissimo intarsiato di rosso, azzurro, nero, oro e bordato da un listello azzurro ricamato a motivi cufici.
In basso il Golgota, luogo del cranio in aramaico, scandito da linee nette, precise con queste fessure nere dalle quali sgorgano rivoli di sangue e dove la grotta profonda lascia emergere il cranio di cui porta il nome .
La tipologia della croce è quella tradizionale: sono due tavole in pioppo che terminano in alto e lateralmente sul braccio traverso con tabelloni polilobati, dove sono inseriti Dio Padre, ancora con una fissità bizantina, mentre i Dolenti, resi plasticamente vigorosi, con il chiaroscuro, trasmettono il loro pathos, il loro dolore , sopratutto la Madre con le sue mani contratte e il corpo avvolto nel mantello di afflizione.
L’opera è decorata anche posteriormente ma in pessime condizioni e si intravedono l’Agnello mistico e i quattro evangelisti.
Sarà un coinvolgimento emotivo trovarsi di fronte a quest’opera, che, nonostante sia meno conosciuta di altre opere di Giotto, è un capolavoro assoluto .
Vi aspetto per ammirarla insieme!
Natalia