17/11/2023
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ENG: La Bitta in Venice, seats 28 for a historic osteria in the Dorsoduro sestiere (apparently even 500 years old) known for its meat-only menu.
Two micro rooms with an outdoor courtyard open only in summer, warm colors, small and close tables as in a bistro, boiserie and chairs of yesteryear in dark wood, old prints on the walls. But, above all, a cozy atmosphere, with the two managers, Debora and Marcellino, working like crazy to make everything work, starting with the double shift (so reservations and punctuality imperative).
Instagrammed by pocket guides or word of mouth, tourists looking for non-seafood cuisine with simple dishes and an idea of authenticity that is increasingly rare in a city like Venice leave (and return) satisfied.
The handwritten menu changes daily, displayed outside and presented at the table on a lectern: one page one, with three choices for each course, where classics of Venetian tradition alternate with slightly newer dishes.
Appetizers include porchetta trevisana with horseradish sauce, smoked beef carpaccio or tender, sweet artichoke bottoms nicely flavored and invigorated by a fondue of Frant, a reclaimed malga cheese, now also a Slow Food Presidium.
ITA: La Bitta a Venezia, 28 posti 28 per una storica osteria nel sestiere di Dorsoduro (pare addirittura abbia 500 anni) conosciuta per il menù di sola carne.
Due micro salette con un cortile esterno aperto solo d’estate, colori caldi, tavolini piccoli e ravvicinati come in un bistrot, boiserie e sedie d’antan in legno scuro, vecchie stampe alle pareti. Ma, soprattutto, un’atmosfera accogliente, con i due gestori, Debora e Marcellino che lavorano come matti perché tutto funzioni, a partire dal doppio turno (quindi prenotazione e puntualità tassative).
Instradati da guide tascabili o dal passaparola, i turisti che cercano una cucina non marinara con piatti semplici e un’idea di genuinità sempre più rara in una città come Venezia, escono (e ritornano) soddisfatti.
Il menu, scritto a mano, cambia ogni giorno, esposto fuori e presentato al tavolo su un leggìo: una pagina una, con tre scelte per ogni portata, dove i classici della tradizione veneta si alternano a piatti un po’ più nuovi.
Tra gli antipasti, porchetta trevisana con salsa al rafano, carpaccio di manzo affumicato oppure dei teneri e dolcissimi fondi di ca****fo ben insaporiti e rinvigoriti da una fonduta di Frant, formaggio di malga di recupero, oggi anche Presidio Slow Food.