12/05/2021
Non fosse per il cartello all’ingresso, il luogo passerebbe inosservato. Come molte attrazioni di Marrakech, anche Le Jardin Secret si nasconde nel dedalo di viuzze della Medina, nel quartiere Mouassine, vicino a una moschea con le porte dorate ppure è un parco-museo, aperto un anno fa dall’imprenditore Lauro Milan.
Edificata nella seconda metà del 1500, più volte distrutta e ricostruita, questa tradizionale residenza marocchina è stata abbandonata all’inizio del Novecento e poi parcellizzata fra 130 eredi : alte mura di cinta color ocra, padiglioni con architravi di cedro intagliato, gessi scolpiti, un hammam privato, una torre di diciassette metri unica nel suo genere, e naturalmente il giardino con i suoi bacini, le sue sorgenti e l’ingegnoso impianto di irrigazione che grazie agli storici canali colleziona le acque dell’Atlante.
I giardini di Marrakech, in verità, sono due, frutto della fusione di due riad: uno Islamico di forma rettangolare e uno Esotico, quadrato. Il primo è una metafora del paradiso, come descritto nel Corano. Quattro aiuole, una fontana al centro, due camminamenti che si incrociano, e l’ombra di ulivi, agrumi, melograni e fichi che favoriscono l’ozio e la contemplazione. Più moderno il giardino Esotico, dove Stuart-Smith ha messo a dimora un’ardita trama di forme e colori proveniente dai cinque continenti.
«Le piante ad alto fusto erano così grandi che abbiamo dovuto trasportarle a mano, di notte, senza l’ausilio di macchinari, ma con asini e carretti», commenta Milan. «Gli ulivi, addirittura, li abbiamo piantumati durante il cantiere, con disagi enormi».
Ne è valsa la pena: il re Mohammed VI è appena passato per una visita.