L'Italia delle Signorie

L'Italia delle Signorie Itinerari di Viaggi nell'Italia del '300 e del '400 Gioielli del Rinascimento della società occidentale.
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Abbiamo studiato e creato otto programmi di visita delle principali Signorie, le cui visite guidate si concentreranno su questo specifico periodo storico. Tutte queste città hanno mantenuto nei secoli l’impianto urbanistico e architettonico voluto dai signori del Trecento e del Quattrocento e ancora oggi conservano molte delle opere d'arte che finanziarono come dimostrazione di potere e che ancor

a distinguono per bellezza e magnificenza il nostro Paese. In queste città si possono ancora ammirare le opere di Giotto, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci, Mantegna, Brunelleschi, Michelangelo e molti altri.

09/10/2022

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06/10/2022
06/10/2022
06/10/2022
LORENZO IL MAGNIFICOFu il membro più illustre della dinastia dei Medici, giustamente chiamato "il Magnifico": abile poli...
13/08/2021

LORENZO IL MAGNIFICO
Fu il membro più illustre della dinastia dei Medici, giustamente chiamato "il Magnifico": abile politico, grande mecenate e umanista, incarnò l'ideale rinascimentale dell'uomo come nessun altro e condusse Firenze a uno dei suoi più grandi periodi di splendore
Lorenzo nacque il primo dell’anno del 1449 in un momento di piena ascesa politica per la sua famiglia. Suo nonno, Cosimo il Vecchio, patriarca dei Medici, aveva giocato abilmente le sue carte per garantirsi contemporaneamente il sostegno di numerosi politici e delle corporazioni del commercio e dell’artigianato, erigendosi a difensore degli interessi dei cittadini comuni e della borghesia di fronte all’aristocrazia. Lorenzo, tra il 1465 e il 1466 si recò a Milano, Venezia, Napoli e Roma, principalmente per occuparsi di questioni finanziarie, ma anche per entrare in contatto con i sovrani con i quali Firenze aveva alleanze o aspirava ad averle. Le donne hanno avuto un ruolo importante nella vita di Lorenzo. Se dal ramo paterno il giovane ereditò ricchezza, potere e influenza, dal materno ricevette una splendida formazione e una grande passione per l'umanesimo e le arti. Sua madre, Lucrezia Tornabuoni, era una donna altamente istruita e rispettata: scriveva poesie, sponsorizzava artisti e scrittori e grazie a lei Lorenzo crebbe insieme a figure come Botticelli, Poliziano e Pico della Mirandola. Si occupava anche di affari bancari e fu una grande alleata di Lorenzo fino alla fine dei suoi giorni. Lorenzo era, fin da giovane, un amante delle arti. Era cresciuto circondato dalla cerchia di intellettuali protetti da sua madre e aveva imparato, tra le altre discipline, la retorica, la poesia e la musica Da quando salì al potere, Lorenzo continuò il lavoro di patrocinio dei suoi genitori. Sotto la sua protezione, geni come Sandro Botticelli, Michelangelo o Leonardo da Vinci Il suo grande progetto fu la creazione di un'accademia d'arte nel Giardino di San Marco, dove furono accolti alcuni degli artisti più promettenti della città, in particolare un giovane Michelangelo che conquistò l'ammirazione e la stima personale di Lorenzo.
La famiglia Medici fu promotrice, per diverse generazioni, della riorganizzazione di un'area strategica del centro storico fiorentino. I Medici avviarono quindi imponenti interventi costruttivi. Venne riedificata in forme rinascimentali la Basilica di San Lorenzo, commissionando il progetto a Brunelleschi. San Lorenzo è uno dei luoghi simbolo del Rinascimento fiorentino. Ospita capolavori di Donatello, Desiderio da Settignano, Antonio del Pollaiolo, Domenico Ghirlandaio e altri artisti rinascimentali. Contiene la tomba di Lorenzo. A Michelozzo venne affidata la ristrutturazione e l'ampliamento del convento insieme alla costruzione del grandioso Palazzo Medici, collocato nell'angolo opposto della piazza, In Duomo, L’interno della sacrestia è arredato con i preziosi armadi in legno intarsiato, con scene sacre, inquadrature prospettiche e nature morte . Lorenzo nel 1491 lavoro’ al progetto del rinnovo della facciata del Duomo. I lavori però non furono mai realizzati fino all'esecuzione ottocentesca

TEMPIO MALATESTIANOTestimonianza della magnificenza malatestiana, fu Sigismondo Pandolfo Malatesta ad ordinare i lavori ...
31/07/2021

TEMPIO MALATESTIANO
Testimonianza della magnificenza malatestiana, fu Sigismondo Pandolfo Malatesta ad ordinare i lavori per la trasformazione dell'antica chiesa romanico-gotica di S. Francesco in un monumento grandioso e splendido in sintonia con la nuova cultura rinascimentale che aveva in Leon Battista Alberti uno dei suoi massimi esponenti ed interpreti. I lavori del tempio, innalzato al "Dio immortale e alla città" ma anche all'amore di Sigismondo per Isotta, ebbero inizio nel 1450. L'esterno è appunto opera dell' Alberti e presenta una maestosa facciata (incompiuta nella parte alta) ispirata alle forme dell'arco trionfale romano.
L'intera costruzione poggia su di un alto basamento in pietra d'Istria, incorniciato da cordoni tratti dalla base dell'Arco d'Augusto e decorato con uno stupendo fregio a basso rilievo composto da ghirlande (caratteristica di tutto l'ornamentale malatestiano) legate con il fiore di Isotta. Sui fianchi si aprono sette arcate suddivise da pilastri: quelle di destra ospitano i sarcofagi di eminenti personaggi della corte malatestiana, mentre quelle di sinistra sono rimaste vuote. Il rinnovamento dell'interno venne invece affidato a Matteo de' Pasti, in stile goticizzante. L'interno, ad una sola navata, si presenta con ampie arcate a sesto acuto ed è caratterizzato da sei cappelle laterali, chiuse da transenne in marmo.
Tra queste, ricordiamo "La Ca****la dei Pianeti"; così detta per le raffigurazioni a bassorilievo dei pianeti e dei segni zodiacali ad essi corrispondenti. Sotto il segno del cancro (segno zodiacale di Sigismondo) si può ammirare una veduta di Rimini all'epoca malatestiana (la più antica immagine della città giunta a noi). "La Ca****la degli antenati" ospita invece l'opera di Agostino di Duccio: "L'Arca degli antenati e dei discendenti" in cui Sigismondo volle fossero riunite le spoglie dei suoi antenati e dei posteri discendenti dalla casata. Nel Tempio si possono ammirare il crocifisso di Giotto, dipinto su tavola nel 1312; un affresco di Piero della Francesca in cui è raffigurato Sigismondo inginocchiato ai piedi di San Sigismondo. Quando nel 1460, lo stesso Sigismondo, in gravi difficoltà politiche per i suoi contrasti con il Papa, non ebbe più i mezzi economici per completare l'ambiziosa costruzione, questa fu interrotta; il tempio rimase così privo della sua copertura che, nel progetto di Leon Battista Alberti, era a cupola. La scomunica papale del 1462 fece cadere Sigismondo in disgrazia; da allora il tempio rimase incompiuto.

28/07/2021
GIOTTOGiotto di Bondone nasce intorno al 1266 da una famiglia di contadini  a Vicchio nel Mugello vicino Firenze. La leg...
24/07/2021

GIOTTO
Giotto di Bondone nasce intorno al 1266 da una famiglia di contadini a Vicchio nel Mugello vicino Firenze. La leggenda vuole che il giovane Giotto fosse notato da Cimabue mentre pascolando le sue pecore le ritraeva su di un sasso. Così intorno al 1272 Giotto divenne allievo di Cimabue presso la sua bottega a Firenze vicino Santa Maria Novella. Insieme a Cimabue si reca a Roma e ad Assisi.Pochi anni più tardi si reca ad Assisi per affrescare la Basilica Superiore con Le Storie di San Francesco. Intorno al 1290 al suo rientro a Firenze Giotto realizza la splendida e grande Croce di Santa Maria Novella, che rompe con la tradizione pittorica precedente. Infatti il Cristo di Giotto non è più un'icona, ma un uomo crocifisso. Sempre a Firenze realizza il bellissimo Polittico di Badia (1301-1304) oggi conservato alla Galleria degli Uffizi.
A cavallo tra il 1200 e il 1300 Giotto si divide tra Assisi e Roma e raggiunge il suo massimo splendore. Diventa un artista molto apprezzato e molto ricco, tanto da superare il suo maestro Cimabue, come cita Dante, e da essere chiamato al nord per lavorare. Infatti viene chiamato a Padova per affrescare la Ca****la degli Scrovegni tra il 1303 e il 1306 circa. Nel 1312 realizza su tavola per il Tempio Malatestiano di Rimini il Crocifisso.
Tra il 1320 e il 1325 lavora a Firenze alle Cappelle di famiglie facoltose fiorentine, come la Ca****la dei Bardi e la Ca****la dei Peruzzi in Santa Croce.
Viene chiamato a Napoli da Carlo D'Angiò intorno al 1327 per la ca****la Palatina in Castel Nuovo, per poi ritornare a Firenze quando viene nominato capomastro dell'Opera del Duomo di Firenze. Inizia i lavori per la realizzazione del Campanile, che da lui prende il nome e che mai finì. Giotto muore infatti a Firenze 8 gennaio 1337. Le sue spoglie sono conservate in Santa Croce.
Giotto è stato l'iniziatore di uno stile nuovo dell'arte figurativa italiana e modello per i pittori rinascimentali. Fu un'artista molto produttivo e molto famoso tra i suoi contemporanei.

CERTOSA DI PAVIAE’ un complesso monumentale storico che comprende un monastero e un santuario. Fu edificato alla fine de...
17/07/2021

CERTOSA DI PAVIA
E’ un complesso monumentale storico che comprende un monastero e un santuario.
Fu edificato alla fine del ‘300 per volere di Gian Galeazzo Visconti, in adempimento al voto della consorte Caterina del 1390, e concepito dal duca di Milano come grandiosa celebrazione della dinastia viscontea, oltre che a mausoleo sepolcrale, venne completato in circa 50 anni, presenta diversi stili, dal tardogotico al rinascimentale, e vanta apporti architetturali e artistici di diversi maestri del tempo.
Originariamente affidato alla comunità certosina, poi quella cistercense ; oggi e’ parte del Demanio nazionale e ospita una comunità cistercense. La posizione era strategica: a metà strada tra Milano, capitale del ducato, e Pavia, seconda città per importanza, dove aveva sede la corte, nel castello visconteo. Il luogo scelto per la fondazione era un bosco all'estremo nord dell'antico Parco Visconteo, un enorme area recintata che collegava il Castello Visconteo di Pavia alla zona adibita alla caccia riservata ai signori della Lombardia. Al suo interno, troviamo un accostamento di stili che trova equilibrio nelle bellezze dei marmi, delle pitture e delle decorazioni che Gian Galeazzo Visconti fece innalzare a Pavia nel 1396 chiamando i più noti architetti e artisti dell’epoca.
Per molti anni, anche quando ai Visconti succedettero gli Sforza, nella fabbrica della Certosa di Pavia, fervettero i lavori: il trapestio dei manovali, il vociare dei capimastri, il fracasso di badili e carrucole turbavano il raccoglimento dei monaci certosini che, con le loro vesti bianche, si aggiravano tra pozze di calce, cataste di legna e cumuli di porfidi e marmi provenienti da Carrara. Ma quando fu finalmente tolta l’ultima impalcatura, la geometria della Certosa nasceva da quella confusione come dal compasso di un artefice divino, come simbolo armonico e rigoroso dell’ordine del cosmo e della regola certosina. Protetta com’era da una f***a muraglia boscosa, la Certosa appariva al pellegrino all’improvviso, inondata d’oro dal sole o ovattata da una poetica coltre di nebbia, come una città incantata con la sua selva di guglie, pinnacoli, torrette e camini fumanti sui tetti appuntiti.

CASTELLO SFORZESCOGaleazzo II Visconti, divenuto Signore  di Milano, costruisce, tra il 1360 e il 1370, una rocca a cava...
10/07/2021

CASTELLO SFORZESCO
Galeazzo II Visconti, divenuto Signore di Milano, costruisce, tra il 1360 e il 1370, una rocca a cavallo della cinta medievale, inglobando la pusterla di Porta Giovia . Il successore Gian Galeazzo aggiunge alla costruzione, nel 1392, edifici per gli alloggiamenti delle truppe stipendiate. Le due parti della struttura sono separate dal fossato della cinta medievale, il cosiddetto fossato morto, e verranno collegate solo successivamente da Filippo Maria, l'ultimo dei Visconti. È proprio in questo periodo che il Castello, il più grande tra quelli edificati dai Visconti, di pianta quadrata di circa 180 metri di lato, munito di quattro torri anch’esse quadrate e di un ampio recinto, diventa residenza; i campi incolti sul lato nord-ovest si trasformano in un “zardinum” o “barcho”.
L'ultimo Signore della dinastia trascorre qui un'esistenza solitaria, confinandosi con la corte nell'immensa dimora in cui muore senza eredi legittimi. Lascia infatti una sola figlia, Bianca Maria, legittimata dall'Imperatore Sigismondo nel 1426 e andata in sposa nel 1441 al condottiero Francesco Sforza, chiamato da Filippo Maria Visconti a difendere il Ducato dai Veneziani. Della rocca viscontea resta ancora oggi il basamento in pietra grigia di serizzo sul fossato morto e sui lati esterni della Rocchetta e della Corte Ducale.
Il capitano di ventura di origine romagnola, Francesco Sforza, uomo di grandi capacità militari e di notevole abilità politica, riesce a farsi accogliere dai Milanesi come liberatore. Il 25 marzo 1450 ..
Preso il potere, egli si preoccupa immediatamente di rinnovare il Castello visconteo. Francesco Sforza giustifica la ricostruzione con il desiderio di abbellire la città e di garantire la sua difesa contro i nemici esterni.
Coerentemente, nel 1452, assolda ingeneri militari e architetti progettando la facciata verso la città, con l'alta torre centrale d'ingresso. Alla facciata verso la città vengono aggiunte due massicce torri angolari rotonde con rivestimento in serizzo a punta di diamante, più consone a resistere alle nuove artiglierie dell’epoca. Il successore Galeazzo Maria muore nel dicembre 1476 per una congiura e il figlio, Ludovico Maria detto il Moro, si appropria del potere. Colto, amante delle arti, il Moro chiama alla corte milanese, divenuta tra le più raffinate dell’epoca, grandi artisti, tra cui Donato Bramante e Leonardo da Vinci, di cui oggi possiamo ammirare la Sala delle Asse. Nel 1490 commissiona a Bartolomeo Suardi detto il Bramantino la decorazione della Sala del Tesoro. I lavori per rendere il Castello sempre più sfarzoso si interrompono nel 1497, quando la consorte del Moro, Beatrice d’Este, muore di parto, e si avvicinano le truppe francesi a Milano. Ludovico il Moro, dopo alterne vicende, muore prigioniero in Francia nel 1508.
Da vedere , la sala delle Asse decorata da Leonardo, La Pala Trivulzio di Andrea Mantegna, opere di Tiziano Vecellio, Giovanni Bellini, gli Arazzi del Bramantino, gli arredamenti quattrocenteschi. Il Barcho è invece oggi occupato dal Parco Sempione.

SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTAFiglio illegittimo di Pandolfo III Malatesta nacque nel 1417. All'età di dieci anni, rimast...
03/07/2021

SIGISMONDO PANDOLFO MALATESTA
Figlio illegittimo di Pandolfo III Malatesta nacque nel 1417. All'età di dieci anni, rimasto orfano del padre, venne a Rimini con i fratelli alla corte dello zio Carlo Malatesta; questi, privo di eredi, accolse i tre nipoti sotto la sua protezione e ne ottenne dal papa la legittimazione. Nel 1429, alla morte di Carlo, ereditò la Signoria il giovanissimo Sigismondo. Sigismondo, che aveva mostrato precocissime attitudini militari, divenne uno dei più abili e valorosi capitani delle armi pontificie e fu nominato gonfaloniere della Santa Sede. Nel 1437 ebbe inizio la costruzione di Castel Sismondo. Nel 1449 avevano avuto inizio i lavori di radicale rifacimento dell'interno della chiesa di San Francesco, il futuro Tempio Malatestiano; nel 1450 era stata affidata a Leon Battista Alberti la progettazione dell'esterno. Gli anni successivi al 1450 costituirono il momento di maggior splendore della corte di Sigismondo, che - da intelligente e generoso mecenate - si circondò di artisti e intellettuali di fama: l'Alberti, appunto, e inoltre Piero della Francesca, Agostino di Duccio, Matteo dè Pasti, e numerosi altri.
Nel 1459 salì al soglio pontificio Pio II, da tempo ostile a Sigismondo, che gli impose umilianti condizioni. Ferito nell'orgoglio, Sigismondo si ribellò al papa, che nel 1460 lo scomunicò e si alleò con Federico da Montefeltro, il nemico mortale del Malatesta. Stritolato dalla coalizione, Sigismondo fu privato di tutti i suoi domini e conservò la sola città di Rimini e Cesena. Morì il 7 ottobre 1468 e fu sepolto nel Tempio Malatestiano, che le vicissitudini degli ultimi anni non gli avevano permesso di completare

LEON BATTISTA ALBERTILeon Battista Alberti nacque a Genova nel 1404 da esuli fiorentini,  Studiò a Padova e a Bologna, d...
26/06/2021

LEON BATTISTA ALBERTI
Leon Battista Alberti nacque a Genova nel 1404 da esuli fiorentini, Studiò a Padova e a Bologna, dove nel 1428 ottenne la laurea in diritto canonico. Oltre ad essere architetto fu letterato, filosofo e poeta, si occupò teoricamente delle varie arti scrivendo numerosi trattati. L'ideale estetico di Leon Battista Alberti si basa sulla ricerca dell'armonia proporzionale, sulle forme proporzionate e modellate sull'uomo. La sua cultura lo rese ricercato presso le più importanti corti del Quattrocento: fu a Ferrara 1441 dove per gli Estensi progettò l'Arco del Cavallo sul quale poggia la Statua equestre di Nicolò III d'Este e il campanile 1451 della cattedrale della città. A Roma Papa Nicolò V gli diede l'incarico del riordino urbanistico della città e del restauro di S. Maria Maggiore, S. Stefano Rotondo, S. Teodoro.
A Rimini, nel 1450, per Sigismondo Pandolfo Malatesta, progettò il rivestimento con nuove strutture del Tempio Malatestiano in aperta lite con il papato. A Firenze per il mercante Giovanni Rucellai edificò un palazzo 1450 che divenne modello dei palazzi signorili del rinascimento. La facciata composta di conci lisci a ordini sovrapposti, è divisa in senso verticale da lesene e in senso orizzontale da cornici marcapiano. Sempre per Rucellai seguì il compimento della facciata di Santa Maria Novella 1457, adottando in quest'ultima un rivestimento a marmi policromi seguendo un disegno chiaro e lineare. Progettò per i Gonzaga a Mantova le chiese di San Sebastiano 1460 a pianta centrale e di Sant'Andrea (capolavoro)1470 a pianta longitudinale. Morì a Roma nel 1472.

DOMUS MERCATORUM- VERONASituata nel cuore della città scaligera, la Domus Mercatorum è un edificio medievale voluto dall...
05/06/2021

DOMUS MERCATORUM- VERONA
Situata nel cuore della città scaligera, la Domus Mercatorum è un edificio medievale voluto dalla signoria degli Scaligeri come luogo in cui le corporazioni delle arti e dei mestieri potessero incontrarsi per commerciare e discutere i vari aspetti della vita economica della città. Imponente ed elegante è uno degli elementi architettonici fondamentali per la caratterizzazione di Piazza delle Erbe Arrivando in piazza Erbe da via Mazzini, sul lato sinistro della piazza troviamo una serie di edifici che conservano ancora le linee strutturali tipiche delle case-torri di epoca comunale. Accanto ad esse, troviamo la maestosa Domus Mercatorum (casa dei mercanti), un imponente edificio medievale in pietra e mattoni che Alberto I Della Scala fece costruire nel 1301, come luogo in cui le Corporazioni delle arti e dei mestieri potessero incontrarsi per commerciare e per discutere i vari aspetti della vita economica della città. Ampliata e consolidata dai successori di Alberto, Cangrande prima e Cansignorio poi, nel corso dei secoli la Domus Mercatorum ha subito numerosi interventi e rifacimenti, per adattarla ai vari usi che via via le sono stati assegnati. Alla fine dell’ottocento, l’edificio venne restaurato e riportato, con la realizzazione della merlatura ghibellina a coda di rondine, ad un aspetto medievale molto caratteristico anche se poco corrispondente all'originale. E’ comunque uno degli elementi architettonici che maggiormente caratterizzano Piazza delle Erbe, cuore pulsante della città.

DONATELLODonatello” (Firenze 1386-1466) è considerato uno dei più grandi scultori italiani. Disegnatore e orafo, insieme...
29/05/2021

DONATELLO
Donatello” (Firenze 1386-1466) è considerato uno dei più grandi scultori italiani. Disegnatore e orafo, insieme a Filippo Brunelleschi e Masaccio diede vita al Rinascimento Fiorentino, uno dei periodi più floridi per l’arte mondiale.
Fin dalle prime opere emerse che L’artista era capace di conferire alle sue sculture un’umanità e un realismo unico. Uno dei primi esempi ne è il Crocifisso di Santa Croce a Firenze, realizzato tra il 1406 e il 1408 in un’amichevole sfida artistica con l’amico Brunelleschi che in risposta, scolpì il Crocifisso di Santa Maria Novella (1410-1415).
Donatello fu molto amico di Cosimo de Medici, in una lunga amicizia che duro’ cinquant’anni, e molte delle sue opere scultoree furono commissionate dalla famiglia Medici. Successivamente lavoro’ alla decorazione delle nicchie della chiesa di Orsanmichele a Firenze, scolpì uno dei sui più noti capolavori: il San Giorgio. Nella stessa chiesa realizzò, alla base del tabernacolo, il rilievo San Giorgio e il drago, importante perché costituisce il primo esempio di “stiacciato”. La tecnica dello “stiacciato”, di cui Donatello fu iniziatore e maestro, consiste nello scolpire solo la superficie del marmo o del bronzo, con variazioni minime rispetto al fondo, ottenendo una particolare illusione di profondità che rende le figure scolpite tridimensionali. Nel 1438 realizzò la Cantoria, per la Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze, considerata uno dei capolavori del primo Rinascimento.
È il 1440 circa quando Donatello realizzò la sua opera più celebre: il David bronzeo del Bergello, che stupì i contemporanei in quanto si trattava del primo n**o a figura intera dai tempi dell’antica Roma. Nel 1443 Donatello partì per Padova, ormai dominio della Serenissima e vi rimase fino al 1453. Nella città veneta realizzò vari lavori tra cui il Monumento equestre che ritrae il condottiero Erasmo da Narni, passato alla storia come il “Gattamelata”. L’opera, ispirata alla statua di Marco Aurelio a Roma, può considerarsi il precursore di tutti i monumenti equestri che gli seguirono. Lo zoccolo poggiato su una sfera, simbolo di dominio sulla Terra e il bastone del comando, impugnato dal soggetto, sono dettagli simbolici che ricorreranno in moltissimi altri monumenti equestri realizzati in seguito. A Padova realizzo’ inoltre il Crocefisso e l’altare della basilica del Santo. Donatello morì a Firenze nel 1466. Venne sepolto nei sotterranei della basilica di San Lorenzo, vicino a Cosimo de’Medici, suo grande amico ed estimatore.

ARCHE SCALIGERELe Arche Scaligere, situate nel centro storico di Verona, sono un monumentale complesso funerario in stil...
22/05/2021

ARCHE SCALIGERE
Le Arche Scaligere, situate nel centro storico di Verona, sono un monumentale complesso funerario in stile gotico della famiglia degli Scaligeri, destinate a contenere le arche o tombe di alcuni illustri rappresentanti della casata, tra cui quella del più grande Signore di Verona, Cangrande, cantato da Dante nel Paradiso: si trovano a fianco della chiesa di Santa Maria Antica, vicina a Piazza dei Signori. Le Arche furono realizzate nel XIV secolo da vari scultori e sono considerate forse il più importante esempio dell’arte gotica a Verona, nonostante ciò verso la fine del XVI secolo mostravano già problemi di conservazione.
L’ingresso nel recinto delle tombe monumentali della famiglia Della Scala, che esercitò la signoria su Verona dal 1277 al 1387, consente al visitatore un punto di vista inedito sulla bellezza gotica delle grandi arche di Mastino II della Scala (morto nel 1351) e del figlio Cansignorio della Scala (morto nel 1375), e sui significati delle sculture che le compongono, figure che glorificano i defunti della dinastia. Le statue equestri sulla sommità delle architetture tronco piramidali trasfigurano i signori di Verona in cavalieri mistici a protezione della città. Nel recinto si possono ammirare anche i sarcofagi degli scaligeri più antichi, arche semplici, ornate di stemmi.

PIERO DELLA FRANCESCAPiero delle Francesca (SanSepolcro 1416/1492) è stato artista e matematico, rappresentando bene lo ...
15/05/2021

PIERO DELLA FRANCESCA
Piero delle Francesca (SanSepolcro 1416/1492) è stato artista e matematico, rappresentando bene lo spirito che darà vita al Rinascimento, per cui l’uomo non è fatto per soddisfare i meri bisogni primari, ma “per seguire virtute e canoscenza”. Piero della Francesca fu infatti maestro nell’applicare all’arte le regole matematiche e definire così una prospettiva del tutto nuova per l’epoca.
Piero si formò artisticamente a Firenze, lavorando come aiutante per Domenico Veneziano nel 1439. Nella città toscana, ebbe modo di conoscere artisti come Masaccio e Paolo Uc***lo, a cui si ispirò per lo studio della prospettiva, rimanendo al contempo affascinato dalle opere del Beato Angelico per la resa dei colori e della luce. Urbino, Ferrara, Bologna, Arezzo, Rimini, Roma, Perugia: tra gli anni quaranta e cinquanta, Piero della Francesca fu ospite di importanti corti italiane, dove realizzò opere per conto dei vari signori dell’epoca, come ad esempio il monumentale affresco San Sigismondo e Sigismondo Pandolfo Malatesta (oggi al Louvre), realizzato nel 1451. Al 1460 risale una delle opere più celebri e misteriose di Piero della Francesca: si tratta de La flagellazione di Cristo. A parte per il magistrale uso della prospettiva e dei colori, il dipinto conserva un enigma che ancora non è stato chiarito: chi sono i tre personaggi in primo piano? C’è chi sostiene che l’interpretazione del quadro sia legata alle vicende politiche dell’epoca, ma non vi è alcuna certezza definitiva. Tra il 1469 e il 1472 Piero della Francesca fu ospite del duca di Montefeltro a Urbino, importante mecenate, presso la cui corte trovano ospitalità numerosi artisti e intellettuali.
Fu in questi anni che l’arista realizzò due delle sue opere più celebri: il Doppio ritratto dei duchi di Urbino (1465 – 1472, oggi agli Uffizi) e la Pala di Brera (1472 – 1474, oggi a Milano)

PETRARCA E PADOVANel 1348 Francesco Petrarca viene invitato a Padova da Jacopo II dei Carraresi, Signori di Padova che c...
11/05/2021

PETRARCA E PADOVA
Nel 1348 Francesco Petrarca viene invitato a Padova da Jacopo II dei Carraresi, Signori di Padova che creò in città una corte di intellettuali ed artisti per dare lustro alla città e alla signoria della sua famiglia. Tra i due si instaura un rapporto di stima e affetto reciproci tanto che Jacopo l'anno seguente dona al Petrarca un canonicato nella cattedrale (cioè un beneficio ecclesiastico che includeva una rendita perpetua) con un beneficio annuo di 200 ducati d'oro. Quindi il poeta ottiene una casa, nei pressi del Duomo ancora visibile esternamente in via Dietro Duomo 28. Nel dicembre del 1350 l'amico Jacopo da Carrara venne assassinato e Petrarca scrisse l'epigrafe che si trova sulla sua tomba nella Chiesa degli Eremitani. La perdita dell'amico rende meno gradevole la sua permanenza in città, così deciderà di recarsi prima a Vaucluse, nei pressi di Avignone, dove gli amici Colonna gli hanno donato una proprietà, poi a Milano ospite dei Visconti. Qui vivrà più o meno stabilmente fino al 1360, anno in cui ritorna a Padova dietro le pressanti insistenze del figlio di Jacopo, Francesco I, ora Signore della città e molto legato a Petrarca fin dalla giovinezza. Arriva però in città la peste e Petrarca ripara a Venezia ospite del doge Dandolo che aveva conosciuto durante una missione di pace per conto dei Visconti.
Le insistenze di Francesco da Carrara lo riportano a Padova sette anni dopo, nel 1368.
Viste le sue precarie condizioni di salute, Francesco decide di donargli un terreno nel villaggio di Arquà, sui Colli Euganei dove il clima particolarmente favorevole e la vita sana immersa nella natura lo aiutano a mantenersi sano. Fa ristrutturare e modificare la casa definendo personalmente la disposizione degli spazi e la decorazione degli ambienti: un luogo dove poter avere serenità e tranquillità, dove poter accogliere tutta la famiglia , dotato di un orto, di un "brolo", in cui rifugiarsi e dedicarsi in prima persona alla cura di piante ed alberi. Qui trasferisce la sua biblioteca e viene raggiunto dalla famiglia. In ques'ultimo periodo padovano riesce a scrivere molto, Nella sua amata casa Petrarca muore il 19 luglio 1374, alla vigilia del compimento dei settant'anni. E’ sepolto nella chiesa di Arquà.

PALAZZO DUCALE DI URBINOIl palazzo, voluto dal Duca di Urbino Federico da Montefeltro, uomo d'armi e raffinato umanista,...
04/05/2021

PALAZZO DUCALE DI URBINO
Il palazzo, voluto dal Duca di Urbino Federico da Montefeltro, uomo d'armi e raffinato umanista, venne costruito nel corso del XV secolo in fasi successive. Fra le innumerevoli maestranze che furono impiegate, citiamo tre architetti che ebbero il merito di rendere l'edificio uno dei palazzi più simbolici del Rinascimento: il fiorentino Maso di Bartolomeo, il dalmata Luciano Laurana e il senese Francesco di Giorgio Martini. Il nucleo più antico del palazzo, fu edificato per volontà del conte Guidantonio, padre di Federico. Si affaccia con il suo lato lungo su piazza del Rinascimento, collegandosi idealmente alla Chiesa di San Domenico. Federico nel 1454 diede avvio alla progettazione della prima fabbrica. All'architetto dalmata Luciano Laurana vanno attribuiti gli ambienti del piano nobile, il Cortile d'Onore: lo Scalone d'Onore, la Biblioteca, il Salone del Trono, la Sala degli Angeli, la Sala delle Udienze. Cosi’ come la progettazione delle due grandi invenzioni eterne della residenza: la facciata dei Torricini e lo Studiolo del Duca Federico. A sostituire il Laurana fu Francesco di Giorgio Martini che restò al servizio dei Montefeltro per oltre undici anni. Il Martini si occupò dell'ultimazione delle parti incomplete del palazzo nonchè dell'ideazione del complesso impianto idrico per il quale il palazzo andò famoso ai suoi tempi. Con il Martini il palazzo era diventato ciò che ancor oggi ci affascina incredibilmente: una costruzione di straordinaria raffinatezza decorativa, di eccezionale bellezza, di grandissima comodità; un "palazzo in forma di città" in grado di accogliere centinaia di persone.
Nel corso del XVI secolo, con il passaggio del Ducato alla dinastia Della Rovere, il palazzo subì nuovi ampliamenti e modifiche, con l'aggiunta del secondo piano nobile, il cosiddetto "Appartamento roveresco". Nel 1912 all'interno del Palazzo è stata allestita la Galleria Nazionale delle Marche che ha permesso il recupero di numerose opere d'arte.

PALAZZO DEI DIAMANTILo splendido Palazzo dei Diamanti di Ferrara si trova al centro dell’Addizione Erculea, sull’importa...
24/04/2021

PALAZZO DEI DIAMANTI
Lo splendido Palazzo dei Diamanti di Ferrara si trova al centro dell’Addizione Erculea, sull’importante incrocio chiamato "Quadrivio degli Angeli" ed era la residenza di Sigismondo d’Este, fratello del duca Ercole I. Più di 8000 bugne, a forma di piramide o di “diamante”, in marmo bianco e rosa, ne coprono le due facciate, dandogli il nome. L’architetto Biagio Rossetti ne fece un capolavoro urbanistico, soprattutto ponendo la decorazione principale sull’angolo: un artificio destinato a sottolineare l’importanza dell’incrocio e a fare dell’edificio un’opera del tutto originale, creata per la veduta prospettica anziché di facciata. L’angolo, infatti, è impreziosito da splendide candelabre scolpite da Gabriele Frisoni e da un grazioso balconcino, di poco posteriore, che accentua la direttrice visiva verso la vicina Piazza Ariostea. La struttura interna si sviluppa su tre ali, con una pianta ad U originariamente simmetrica, ma alterata dai rifacimenti successivi. Il palazzo è oggi sede di musei: - ospita al piano nobile la Pinacoteca e al piano terra le mostre periodiche.

PALAZZO DEL CAPITANIO – PADOVAA Padova, in Piazza dei Signori, uno degli spazi più suggestivi e vitali della città, e un...
21/04/2021

PALAZZO DEL CAPITANIO – PADOVA
A Padova, in Piazza dei Signori, uno degli spazi più suggestivi e vitali della città, e una delle piazze simbolo della sua storia ma anche del suo presente vivace e attivo , troviamo il Palazzo del Capitanio. Si sviluppa sull'area della ex Reggia dei Carraresi ed è diviso da una antica torre, modificata fra il 1427 e il 1430, sormontata da un tamburo ottagonale che sorregge una cupola rivestita di lastre di piombo. L’Orologio venne installato nel 1427, seguito dalla decorazione pittorica e la doratura del quadrante e successivamente quella del leone marciano, opera di Giorgio da Treviso. Passando il volto dell'Orologio entriamo in Corte Capitaniato, uno dei cortili della Reggia dei Carraresi, voluta da Umbertino da Carrara; vi trovavano sede la curia, la cancelleria, gli alloggi dei corpi di guardia, le stalle e le scuderie, giardini e cortili per le esercitazioni. Solo Nel 1532 (sotto la Serenissima) prese vita la nuova e definitiva facciata della Torre dell'Orologio, ridisegnata a forma di Arco Trionfale a tutto sesto, seguendo il gusto e i canoni classici propri del Cinquecento. Il prospetto monumentale, realizzato in pietra d'Istria, presenta quattro colonne doriche binate collocate su di un alto basamento, mentre ai lati si notano due Vittorie Alate. Nell'attico poggia un Leone di S. Marco e nelle nicchie due figure virili recanti gli stemmi del podestà Giovanni Badoer e del capitano Giovanni Moro. La popolarità dell'orologio astronomico, uno dei primi realizzati in Italia, fu tale che i discendenti di Giovanni Dondi furono detti dall'Orologio fino all'Ottocento. L'Orologio di Piazza dei Signori ha la proprietà di segnare non solo le ore e i minuti, ma anche il mese, il giorno e le fasi della luna e persino il "luogo" astrologico. Al tempo la costruzione e il funzionamento di un orologio erano basati sul calcolo dei pesi che venivano applicati ad un sistema di leve e di raccordi. Questo magnifico esemplare ancora oggi funziona con l'antico sistema e i suoi ingranaggi meriterebbero di essere visitati ed ammirati per prendere coscienza dell'importanza della storia della tecnologia. Gli elementi di decoro, le scritte celebrative e commemorative sui fregi delle due architravi, le linee architettoniche e il magnifico orologio in rame dipinto di azzurro con stelle dorate e simboli zodiacali, impreziosiscono la facciata del Palazzo e restituiscono al visitatore l'immagine abbagliante del fasto e dell'opulenza della Repubblica Serenissima.

Indirizzo

Via DA VINCI 24
Vittorio
31029

Sito Web

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