04/12/2024
«L'Adorazione dipinta a Napoli Ecco le ricevute» Caravaggio
Nell'Archivio Banconapoli i documenti del pagamento (300 ducati) del celebre quadro custodito a Messina Il Merisi lo avrebbe realizzato nel periodo partenopeo E il museo di Capodimonte si dà un nuovo logo
Fu uno degli ultimi quadri del Caravaggio. «L'adorazione dei pastori» è conservato al museo regionale di Messina.
Ma che fu dipinto a Napoli, nel suo secondo soggiorno, dal 1609 al 1610, poco prima della morte, avvenuta a luglio di quell'anno, è stato scoperto solo ora.
Merito di un giovane studioso napoletano, Vincenzo Sorrentino, 34 anni, formatosi per la verità in Toscana, tra Pisa e Firenze.
Ma ora tornato nella sua città natale.
È uno dei sei storici dell'arte in forza a Capodimonte (curatore delle collezioni di pittura e scultura del XVII secolo), appena assunto.
Ma ancora prima, negli ultimi mesi, si era gettato a capofitto sulle tracce del maestro, tentando di risalire la sua tumultuosa vita con pazienza, attraverso documenti, nell'Archivio Storico del Banco di Napoli.
E ha scoperto tre pagamenti al Caravaggio, raccontati minuziosamente in un lungo articolo «Caravaggio 1609.
Tre pagamenti inediti e una nuova committente» sulla rivista specializzata «Paragone» che uscirà a fine mese.
Un lavoro che sarà oggetto anche di una prossima mostra nella stessa Capodimonte.
«C'era un mercato per i dipinti», racconta emozionato Sorrentino, «una testa, una figura nuda, una vestita, costavano un tot. Una specie di prezzario».
Al quale però sfuggiva Caravaggio, personaggio controcorrente per l'epoca.
«Di lui in questo senso non sappiamo molto. Era molto ricercato. Possiamo dire che un suo dipinto di media grandezza poteva essere pagato un anno di lavoro di un operaio, cento ducati».
Insomma delle vere e proprie dinamiche di mercato, con tanto di intermediari.
Ad esempio nella ricerca di Sorrentino è spuntato di nuovo il nome di Lanfranco Massa, che era già stato coinvolto nell'invio a Genova del «Martirio di Sant'Orsola», l'ultimo quadro di Caravaggio, ora alle Gallerie d'Italia a Napoli:
«Con i nuovi pagamenti rinvenuti si scopre che Massa fece da intermediario in più occasioni e, verosimilmente, per diversi signori».
In un altro pagamento c'è anche una nuova committente, Ippolita Cattaneo de Marini, una nobildonna genovese.
E qui, insieme alla scoperta sorge un altro mistero, l'ennesimo, del Caravaggio. «Uno dei pagamenti è per un quadro che non conosciamo».
Non dovrebbe essere un inedito secondo Sorrentino, cioè un dipinto in attesa di essere scoperto e attribuito.
«Più probabilmente è un quadro già conosciuto, del quale però non conosciamo ancora i legami con il pagamento».
Legami, invece, chiari che permettono di attribuire la realizzazione dell'«Adorazione dei Pastori» al periodo napoletano.
«Anche la cifra conosciamo, 300 ducati. Una somma abbastanza alta».
Nel documento si fa espresso riferimento a una pala d'altare, spedita in sicilia nell'autunno del 1609.
Com'è noto, Caravaggio dipinse a Napoli nel primo soggiorno la «Maddalena in estasi», la «Madonna della Misericordia» e la «Flagellazione» conservata a Capodimonte; nel secondo la «Salomè con la testa di Battista» di Madrid e il «Martirio di Sant'Orsola» delle Gallerie d'Italia.
Capodimonte il rilancio - in termini di visitatori - lo cerca con iniziative a tutto tondo.
Il direttore Eike Schmidt ha presentato la nuova squadra, 29 nuove assunzioni, che potenziano l'organico.
Saranno sei gli esperti d'arte.
Accanto a Sorrentino, tra gli altri, ci sarà anche Mario Epifani, sino a novembre direttore del palazzo reale.
E poi tante novità. Innanzitutto un nuovo logo, per rafforzare la brand identity, realizzato da Magister Art.
La C di Capodimonte, ispirata al carattere Bodoni, disegnato dal tipografo parmense a metà del 700, negli anni della nascita di Capodimone, insieme a un giglio (stemma degli Angiò, poi adottato dai Farnese e dai Borbone), e a una foglia, ude alla fusione di Natura e Cultura, di Bosco e Museo.
Quindi nuova luce su Masaccio, Bellini, Botticelli, Parmigianino, Raffaello: è stato riaperto con il nuovo impianto di illuminazione il corridoio centrale del primo piano, i visitatori ritroveranno un percorso denso di capolavori, dalla sala 5, dove è esposta la Crocifissione di Masaccio, alla 20 che ospita le opere di Carracci.
L'innovativa illuminotecnica a risparmio energetico, studiata per il museo, è già in funzione nell'appartamento reale e nel salone delle feste (nuovamente visitabile da domani) che ospiterà lunedì sera lo spettacolo «Napul'èra» per «Capodimonte in scena» con Enzo Decaro e i musici Pietro Cantisani e Marco Ielpo.
Riapre il gabinetto dei disegni e stampe, da da venerdì partiranno i percorsi tattili per i non vedenti.
Partita la cantierizzazione per il restauro di venti grandi dipinti su tavola della collezione borbonica, capolavori che raccontano oltre due secoli della storia di Napoli, delle sue dinastie e delle sue chiese, attraverso i più celebri maestri del tempo. I lavori sulle tavole, visibili anche ai visitatori, inizieranno a gennaio e si protrarranno per i prossimi due anni all'interno del percorso espositivo del terzo piano.
Infine giovedì 12 dicembre ci sarà una nuova acquisizione al Museo: gli Amici di Capodimonte presenteranno due piccole e preziose tavole di Colantonio, pittore di età angioina,, raffiguranti i beati francescani Morico e Leone.