15/02/2022
Quella mattina Davide Urgu si svegliò di soprassalto in preda al panico.
Un odore nauseante di stallatico riempiva l'aria. Indossava ancora i vestiti da pastore usati sul set di Paperissima. Anche se non li lavava da 5 anni, erano più stracciati e umidi del solito.
Per di più cosparsi di una sostanza biancastra lattescente.
Il busto del padre Benito lo osservava con sdegno dalla cassapanca.
Gli ultimi ricordi erano a casa di Antonio Ricci. Era a una festa in maschera per festeggiare i mille ascolti del programma.
Un dolore viscerale pervase le sue budella e un retrogusto ircino di capra si impadronì delle sue papille gustative. Non riusciva ancora a ricordare.
Quand'ecco che suonò il campanello e una busta passò sotto la porta. Aprì di corsa ma non c'era nessuno.
Scartò la busta con impazienza e lesse: "AH MA NON SI PUO' PIU' DIRE NIENTE!!!".
Quella frase terribile riemerse dal subconscio assieme all'infausto ricordo.
Le sue ginocchia stanche e livide non ressero lo shock e crollò a terra. Gli anni di genuflessioni per servire taglieri e ichnuse alla troupe si fecero sentire.
Gli venne in mente il Gabibbo, seduto nel suo trono in pelle umana, con al guinzaglio Roberta Lanfranchi come Jabba the Hutt con la Principessa Leila.
Brumotti era impalato sulla sua bicicletta senza sella e con forza alcuni spacciatori sobbalzavano le sospensioni urlandogli "a bombazza" per deriderlo. Ad ogni urlo di dolore, seguitava la canonica risatina artificiale di Striscia la Notizia.
Greggio e Iacchetti sogghignavano con gusto e si fregavano le mani alla vista di Briatore che frustava i suoi schiavi impegnati a staccare minuziosamente i vermi dal casu martzu per poi infilarglieli in bocca.
Dall'alto del suo scranno, quell'orrendo mostro color rosso porpora ragliava "belandi" ad ogni scudisciata, tirando un calcio alla Lanfranchi.
Le ex veline Satta e Palmas tessevano una tela con lana 100% sarda.
La Canalis, la più vecchia, con lucide cesoie, lo recideva, inesorabile.
In un angolo Christian Cocco in posizione fetale. N**o con una berritta in testa. In preda alle convulsioni continuava a ripetere "AJOOOO" ma la schiuma che gli usciva dalla bocca lentamente lo soffocava.
Dietro di lui l'oscura presenza di un uomo vestito da caprone che lo fissava con occhi plumbei.
Il povero Urgu impallidì e come era sua abitudine, si inginocchiò e chinò il capo.
Davanti a lui un enorme satiro, gravido di libidine.
-"Non avere paura mio giovane sardignolo"
Disse il Satiro.
-"sei stato un bravo servo della Mediaset.
Per far ridere gli italiani pensavo bastassero le scorregge.
Ma grazie a te ho scoperto una nuova forma di umiliazione."
Gli occhi di Urgu scintillarono.
-"la totale assenza di intelligenza con la quale riesci a ricalcare gli stereotipi sul tuo popolo, a dileggiare le categorie più svantaggiate, a prostituire ogni centimetro del tuo corpo pur di vendere un talento che non possiedi... Tutto questo mi eccita e mi affascina"
Il Satiro iniziò a cospargere Urgu con un liquido denso e untuoso.
-"mio signore, che cos'è questo liquido? e perchè puzza così tanto?"
Balbettò Urgu mentre tremava.
-"è la dignità mio caro askaro!"
Esclamò l'enorme caprone.
-" Una cosa che puzza quando non la si possiede.
Oggi ne avrai un assaggio. Ma non la conoscerai mai. Esattamente come gli italiani non conosceranno mai la satira! -AHAHAHAHA-"
Il satiro gli si avventò sopra in fregola con incredibile frenesia, strillando: "Ora taci, d'ora in poi NON SI PUO' PIU' DIRE NIENTE!".
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