“Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio.
Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra.
Un lungo viaggio di mille miglia si comincia col muovere un piede.”
Così è cominciata l’avventura della nostra famiglia: muovendo un piede. Una mossa apparentemente semplice eppure faticosissima che solo a immaginarla col pensiero ci vogliono tanti anni, un briciolo di follia, molta fortuna e un'occasione.
E l'occasione giusta finalmente arriva, come sempre accade, quando le speranze di compiere quel passo tanto desiderato cominciavano a spegnersi. L'occasione si trova in Maremma, una zona della Toscana così ricca di storia e paesaggi naturali da far impazzire i turisti provenienti da tutte le parti del mondo.
Era il 2016. Era primavera, la stagione perfetta per far nascere qualcosa di nuovo o per decidersi finalmente a muovere quel piede sempre un po' incerto, e cominciare a fare il primo passo. Un passo fuori dai binari, lontano dalla scrivania di Stefano, fuori dall’ufficio di Claudio, a 200 kilometri dagli amici di Lorenzo, verso quella terra a lungo sognata nei milioni di ore passate a fare altro, a occuparsi di altro come è bene che facciano i bravi ragazzi con la testa ben ferma sulle spalle, fino a dimenticarsi di avere dei sogni propri, sepolti da qualche parte sotto la borsa della spesa, le bollette del gas o il cartellino da timbrare.
Il sogno dei Fiocchi, quelli più vecchi o più maturi, i fratelli Claudio e Stefano, una laurea in Economia e una in Scienze Agrarie (vuoi veder che era destino?), è sempre stato quello di con-fondersi con la terra. Quella vera che imbratta le scarpe, quella che, come insegnavano i vecchi più sei alto più 'è bassa', quella della fatica ma anche quella della rinascita.
E quell'attrazione, o forse sarebbe meglio chiamarla vocazione alla terra, che in varie forme si era già manifestata nel sangue e nella vita dei loro avi, alla fine ha finito per contagiarci tutti; il giovane Lorenzo, che ha abbandonato sneakers e blue jeans per indossare gli scarponi e mettersi alla guida di un trattore, e anche le meno giovani Linda e Sara che nella quiete profonda tanto cara a Leopardi hanno trovato l'ambiente perfetto per leggere, scrivere e dar vita a uno spazio relax. Francesco ha portato gli amici, e gli amici degli amici degli amici, e grazie al piccolo Marco sono arrivati il salta salta e il ping pong.
Tutto è cominciato dalla terra.
Solo che nel nostro caso non si trattava di un "mucchietto di terra" per dirla con le parole di Lao. La terra era tanta, da capogiro per una piccola famiglia come la nostra: 11 fantastici ettari tra oliveti, pascolo e bosco, incastonati nel cuore delle colline della Maremma, in località Le Coste, alle pendici dell'antico borgo medievale di Roccatederighi che dall'alto sembra tenerci d'occhio come un vecchio guardiano. Un paesaggio così bello da far girare la testa. E anche per questo, per questa bellezza quasi incontaminata e selvaggia che si manifesta con il passare furtivo di un capriolo o con il canto improvviso degli uccelli notturni, che abbiamo deciso di chiamarla il Cantico.
E poi ci sono le case che si guardano l'una con l'altra e si fanno compagnia, come tre vecchie amiche. Anche loro meritavano cura e attenzione e un grande lavoro di restauro.
E così i passi sono diventati due, poi tre, poi quattro moltiplicandosi settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno. E alla fine abbiamo perso il conto di tutti i passi, dei salti, delle volte che siamo inciampati, delle corse e delle capriole, com'è normale che avvenga quando s'intraprende un'avventura.
Perché questo è il nostro Cantico, un luogo meraviglioso e un po' magico, una grande avventura che ormai ci coinvolge tutti, ciascuno per la propria parte e con il proprio pezzetto di cuore.