04/10/2023
Il mio viaggio in India - Day 10
Inesorabilmente è arrivato l’ultimo giorno del mio viaggio. Era il giorno che temevo da febbraio, era il giorno in cui mi potevo sentire nostalgica finalmente. Purtroppo. Ma era anche il giorno, l’unico, da dedicare a Delhi, una città enorme. La capitale.
Quindi ancora una volta non ci pensiamo troppo e riprendiamo il racconto. Arriviamo alla stazione di Delhi alle 6:30 del mattino, il treno è puntualissimo. La stazione di Delhi è come quelle scene dei film in cui fanno vedere le stazioni indiane: c’è un’intera umanità in qualunque condizione, gruppi di famiglie, uomini soli, alcuni addormentati sui marciapiedi, gente che attende con quantitativi di pacchi da portare, venditori ambulanti, bambini elemosinanti; nonostante sia in India da dieci giorni mi sento nuovamente travolta. Delhi è probabilmente, al primo impatto, la città che più delle altre mi ricorda i film indiani, come dicevo.
Il treno è talmente lungo che dobbiamo fare alcune centinaia di metri per raggiungere l’uscita, incontriamo il driver e andiamo in albergo. La stazione era a Delhi, il nostro hotel invece era a New Delhi. La capitale è la somma di due città, una vecchia enorme, una nuova, enorme. No, non è un refuso, è proprio che non trovo altri termini per definire quanto sia sterminato lo spazio che vedo davanti a me.
In hotel facciamo colazione e ci prepariamo all’incontro con l’ultima guida del nostro viaggio. È un ragazzo giovane, molto colto, che parla bene l’italiano e conosce anche Tiziano Terzani, il mio scrittore/viaggiatore preferito. La guida ci spiega tutto quello che può sull’India. Arrivare nella capitale di uno stato così interessante e trovare un ragazzo così preparato apre molti interrogativi: quell’ultimo giorno lo ricordo soprattutto così. O forse perché era l’ultimo giorno e volevamo prendere tutto il possibile prima di andare via.
Primo step la moschea della città, la Jama Masjid, quella che sto ritrovando nel libro che sto leggendo adesso per non lasciare definitivamente la mia India. Bellissima e imponente, mi riporta nei paesi arabi tanto da farmi sentire il suono del canto del muezzin. Fa caldissimo, soprattutto quando mi mettono il velo. Subito dopo cominciamo il nostro giro del Chandy Chwok, il grandissimo bazar di Delhi, che si trova in old Delhi: vicoletti strettissimi che si incrociano creando un’atmosfera unica; qui riusciamo anche a fare il nostro primo street food indiano, mangiamo dei dolci tipici che sono molto zuccherosi e beviamo una bibita della quale non ricordo il nome ma ancora nitidamente il sapore. Era una sorta di latte di mandorla con le mandorle tritate, veramente deliziosa e fresca. Un toccasana con quel caldo tremendo.
In old Delhi andiamo poi a visitare una stradina dove c’erano le porte delle haweli più belle che abbia mai visto. In questo racconto non ho parlato abbastanza di quanto mi sia innamorata delle porte indiane, sono splendide, estremamente decorate, variopinte; ne ho viste di meravigliose nel palazzo reale di Jaipur e in altri luoghi, sono state occasione di fare le foto con Marco, evento assai raro durante i miei viaggi, ma erano troppo scenografiche….
Nel pomeriggio visitiamo un tempio sikh e il tempio del loto, un tempio che unisce tutte le religioni in una stessa preghiera per la pace, è un messaggio bellissimo. Ma il momento clou della giornata è per me la visita alla tomba di Ghandi. Fa un caldo atroce e bisogna percorrere tutto il viale che conduce al memoriale, ci sono intere scolaresche in divisa che fanno lunghe file per andare ad omaggiare quello che è stato il padre dell’Indipendenza indiana. I bambini ci vedono e ridono, ci salutano, sembriamo degli extraterrestri, qualche famigliola ci mette un bambino vicino e ci chiede di fare una foto, è tutto magnifico, anche se ci stiamo sciogliendo. Ritornando a Ghandi, la sua frase “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” è il più grande messaggio di pace che si possa immaginare, arrivare davanti alla sua tomba lascia senza parole, ti fa sentire più piccolo ma allo stesso tempo pieno di speranza.
Il mio racconto volge al termine, purtroppo non abbiamo visto moltissime cose di Delhi, in un giorno è veramente difficile ma sono comunque soddisfatta. Nel pomeriggio riposiamo un po’ in hotel, incontriamo Prem e facciamo due chiacchiere sul viaggio appena concluso e sui prossimi viaggi in India che certamente faremo con lui, perché è stato un viaggio indimenticabile.
C’è chi dice che l’India o la ami o la odi, io invece credo che non ci sia nessun altro paese al mondo che provochi emozioni così contrastanti: ci sono alcune cose che ti ammaliano, altre che a volte ti colpiscono forte allo stomaco, altre ancora che ti fanno ve**re voglia di scappare e altre che invece ti farebbero restare lì per sempre. Io ci sono stata troppo poco e quindi molte delle sensazioni avrei voluto esplorarle più a fondo, e certamente lo farò. Non è pensabile non tornare in India, e non solo per chi ci è stato poco tempo; l’India è una dimensione di vita che ti avvolge completamente, ti dimentichi di chi sei e ti immergi in uno spazio-tempo sacro, di fronte al quale ti senti spettatore estraneo, l’ho già detto, ma non ho detto che è uno spettacolo che vorresti non finisse mai. L’India è religione, Moravia aveva ragione quando alla stessa domanda dava sempre la stessa risposta, e non è importante quale sia la religione perché, se si segue un messaggio di pace e di amore non importa quale sia il Dio di riferimento, importa solo che ci sia pace, e in India la pace si respira, paradossalmente si respira quando per strada i mille clacson suonano in continuazione, tu ti stordisci ma loro no, vanno placidi per la loro strada. Tu rischi di impazzire all’inizio ma poi ti abitui ed entri in quel vortice nel quale sai che due macchine, anche se si sfiorano, non si scontreranno mai…
Prem Viaggi - Tour Operator per India e Nepal