03/03/2024
"Dai miei nonni a Natale guardavamo tutti insieme "Natale in casa Cupiello" in tv. C’era una sorta di piramide umana che vedeva nel vertice, quasi attaccati alla televisione noi piccoli e poi dietro, a seguire genitori, zii e i più anziani nelle ultime file. E quando guardavo sullo schermo quell’universo di madri vittime, giovani donne insoddisfatte, zie comari e nipoti mezzi scemi e giravo la testa all’improvviso tutt’a un tratto vedevo noi. Li avevo tutti alle mie spalle, i personaggi di quella commedia».
In casa mia non c’era un solo libro. Quando morì mio padre andammo a cercare cosa aveva lasciato. Nella cartella chiusa trovammo le bollette da pagare. Se ci penso avverto una tenerezza fortissima. Papà era cresciuto nella convinzione che la cosa principale della sua vita fosse il lavoro. Il lavoro e il suo pacchetto di si*****te. Ne accendeva una, incassava lo stipendio e lo passava interamente a mia madre. Gestiva tutto lei, in un’atmosfera concreta, materiale, molto calda e profondamente matriarcale. Le donne erano più forti, più coraggiose e più intraprendenti. Facevano tutto loro. E decidevano ogni cosa.
Gli uomini molto spaventati. Mediamente sotto choc. Ho conosciuto, prima di frequentare il teatro di Eduardo, una enorme quantità di Luca Cupiello intorno a me. Persone con una sorta di paura dell’esistente e un profondo desiderio di fuga dalla realtà."
Toni Servillo