Sain Sanaa cooperativa Mongolia

Sain Sanaa cooperativa Mongolia Viaggiamo in Mongolia da quasi 20 anni, parliamo mongolo e italiano e la nostra filosofia è quella di un turismo etico, umile e responsabile
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PREMESSA: VIAGGIARE IN MONGOLIA OGGI

Negli ultimi anni, la Mongolia sta vivendo un fortunato boom del turismo. Ma la ricchezza, che ogni estate viene portata dai viaggiatori, va a vantaggio solo di poche agenzie locali che, per essere competitive, offrono salari molto bassi a coloro che di fatto permettono al turista di visitare il Paese. A farne le spese è il turista stesso che, cercando un buon

rapporto qualità-prezzo, può trovarsi di fronte del personale poco competente. Anche le agenzie italiane non si discostano molto da questa situazione. Infatti, per avere maggiori garanzie sui servizi, si appoggiano a quei pochi tour operator locali conosciuti. Sain Sanaa non vuole partecipare a queste dinamiche economiche e sceglie di offrire ai viaggiatori servizi migliori, intraprendendo una strada nuova e contro corrente in Mongolia. SAIN SANAA: COOPERATIVA MONGOLIA

Creare una cooperativa di persone che organizzano viaggi in Mongolia per ridistribuire più equamente le risorse che arrivano ogni estate con il turismo. Questa è l’idea di Alfredo Savino, membro storico dell’Associazione Soyombo (www.soyombo.it), docente di lingua italiana presso l’Università Nazionale della Mongolia ed organizzatore di viaggi in collaborazione con il tour operator italiano Amitaba (www.amitaba.net). Nella cooperativa, ogni socio mette a disposizione le proprie conoscenze ed abilità per tracciare itinerari sempre nuovi e poco battuti. In questo modo i viaggiatori entreranno in contatto con una Mongolia più vera, fuori dai circuiti turistici classici, e potranno aiutare anche le realtà più isolate e lontane. In altre parole, Sain Sanaa si propone di:

ridistribuire gli utili ricavati dai viaggi ugualmente fra i soci (siano essi guide, autisti o cuochi, stranieri o mongoli);
non portare fuori dal Paese i ricavati del turismo;
pagare i non soci locali che collaborano alla realizzazione dei viaggi in modo più equo;
favorire le piccole realtà imprenditoriali locali;
trasformare il soggiorno in Mongolia del viaggiatore in un mezzo concreto d’aiuto;
favorire progetti d’aiuto, destinando una parte delle quote di partecipazione al viaggio di ogni turista;
aiutare gli studenti mongoli meritevoli che studiano l’italiano ad avere delle esperienze formative. Far soggiornare i viaggiatori nei monasteri di campagna, donando un aiuto a queste piccole realtà locali e dando allo stesso tempo la possibilità di conoscere più approfonditamente un aspetto fondamentale della cultura mongola.

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Scoperta la più antica sella in legno dipinta in una tomba in Mongolia.

I ricercatori hanno portato alla luce una sella di legno incorniciata con staffe di ferro in una tomba a Urd Ulaan Uneet, popolarmente conosciuta come la “grotta dei cavalieri” nel terreno accidentato della provincia di Khovd in Mongolia. Questo manufatto, risalente al 420 d.C. circa, è considerato il più antico del suo genere.
Gli archeologi hanno utilizzato la datazione al radiocarbonio per analizzare il ritrovamento, collocandolo tra il 267 e il 535 d.C. e rivelando come l’ascesa delle culture della steppa mongola sia stata probabilmente aiutata dai progressi nella tecnologia equestre. Questa scoperta rivoluzionaria aiuta a ricostruire l’evoluzione dell’equitazione dalle sue umili origini alle complesse strategie militari del periodo medievale. Le prime tecniche equestri prevedevano un approccio più primordiale, con i cavalieri che si aggrappavano alla criniera per stabilità durante la cavalcata senza sella. Con il tempo furono adottate briglie e cuscinetti morbidi fino al significativo passaggio a selle e staffe, che miglioravano notevolmente l’efficacia del guerriero offrendo stabilità e libertà della parte superiore del corpo senza pari. Le selle rigide con staffe erano una parte importante dell’equipaggiamento della cavalleria e sono considerate un’invenzione molto più recente. È rimasto un mistero quando siano state inventate queste selle poiché il materiale organico non sempre si conserva bene nel clima rigido delle pianure erbose. La scoperta getta nuova luce sul ruolo della tecnologia equestre nell’ascesa delle culture della steppa mongola. La durabilità di una sella da cavallo con struttura in legno, in particolare con l’aggiunta di staffe, consentiva una maggiore capacità di carico e un maggiore controllo, consentendo varie forme di combattimento a cavallo. “Nonostante la loro presenza onnipresente nelle moderne attività equestri, selle e staffe non venivano utilizzate durante i primi secoli dell’equitazione”, affermano gli autori. “Il loro sviluppo ha rivoluzionato la guerra a cavallo e ha contribuito a un cambiamento sociale di vasta portata in tutta l’Eurasia, ma le origini di questa tecnologia rimangono poco conosciute”.

Un team di archeologi provenienti da Asia, Europa e Nord America ha esaminato la sella, che è stata scoperta in una sepoltura con i resti di un uomo e un cavallo nella grotta Urd Ulaan Uneet nella Mongolia occidentale, per determinare le origini di questa rivoluzione. I loro risultati sono pubblicati sulla rivista Antiquity. Le date calibrate al radiocarbonio collocano la sella tra il 267 e il 535 d.C., rendendola l’esempio più antico di una vera sella con telaio dell’Asia orientale. Attraverso il test del DNA, i ricercatori hanno confermato che i resti umani erano quelli di un uomo e che l’animale mummificato era un cavallo domestico maschio. Inoltre, un’ulteriore analisi dei materiali che compongono la sella ha rilevato che provenivano dalle vicinanze. La pelle proviene da cavalli domestici allevati nella zona, mentre il legno proviene da betulle locali. Ciò suggerisce che le culture dei cavalli della steppa eurasiatica orientale non solo utilizzassero questa nuova tecnologia di equitazione, ma furono anche determinanti nel suo sviluppo e produzione. Il Khaganato prese il controllo dell’Asia interna attraverso vittorie militari, quindi la sua ascesa potrebbe non essere stata possibile senza questa tecnologia avanzata della sella. Pertanto, questa specifica scoperta potrebbe avere effetti profondi sul modo in cui percepiamo la storia dell’Asia orientale e centrale.
Fonte: scienzenotizie.it

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