Magnasco

Magnasco Frazione del comune di Rezzoaglio. Altitudine 823 metri.
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Se cercate Magnasco su internet, potreste ritrovarvi in un sito specializzato in percorsi ciclistici ( Koomot ) e su una...
04/10/2024

Se cercate Magnasco su internet, potreste ritrovarvi in un sito specializzato in percorsi ciclistici ( Koomot ) e su una pagina dedicata proprio al nostro paese, dal titolo : Magnasco, i muri della val d'Aveto.
Come possa essere finito in un sito specializzato in percorsi ciclistici é presto detto.
Roberto Berneri quando ancora si faceva le gambe pedalando e non soltanto spingendo il passeggino con la figlia Alice 😃, aveva segnalato il percorso interno al paese come ideale allenamento su un fondo molto simile al pavé.
Certo la lunghezza dell' anello ( Zimma da Villa- Ca' di Biggin ) é limitata ( circa 300 metri ) ma é caratterizzata da un piacevole saliscendi e soprattutto consente di fare un giro panoramico nel paese e di ammirarne alcune peculiarità. Nel complesso l' idea che i cicloamatori possano fare questa breve deviazione dalla Statale per rientrare dopo qualche centinaio di metri, la trovo interessante.

Amare la propria terra, ma principalmente il posto in cui si e' nati,  dovrebbe essere un dovere irrinunciabile essenzia...
30/09/2024

Amare la propria terra, ma principalmente il posto in cui si e' nati, dovrebbe essere un dovere irrinunciabile essenzialmente per due motivi.
Il primo, ma non per importanza, é certamente quello di voler fare emergere la bellezza della natura che circonda il proprio paese.
É dare visibilità alla voglia di cultura, di curiosità, di meraviglia che si possiede e che si riflette in ogni pietra di Magnasco.
L' altro é la consapevolezza che qualunque essere umano degno di questa condizione deve porsi delle domande, cercare la propria completezza nelle sue origini, nelle tappe del suo incedere, nel suo passato familiare, ma soprattutto in tutto ciò che ha contribuito a farlo diventare quello che é adesso.
Ma per fare tutto questo bisogna necessariamente conoscere, ricordare, tramandare. In altre parole, amare il proprio paese.

Personaggi : Alessandro Rocca ( vulgo Sandrin )Descrivendo brevemente la contrada del Cugneu ho evidenziato come in pass...
26/09/2024

Personaggi : Alessandro Rocca ( vulgo Sandrin )
Descrivendo brevemente la contrada del Cugneu ho evidenziato come in passato fosse abitata da veri personaggi che hanno caratterizzato la storia magnaschese con la loro imprevedibilità e simpatia.
Uno di questi é stato certamente Sandrin.
L' ho frequentato poco per motivi anagrafici ovviamente, ma in una luttuosa occasione ( la veglia funebre della zia di Luigiá ) ho avuto modo di trascorrere qualche ora con lui ( prima di cadere ignominiosamente tra le braccia di Morfeo) e di conoscerlo meglio.
Mi aveva raccontato di una scommessa che aveva fatto da giovane con mio padre e Trentin. Avrebbe dovuto gareggiare con un ciclista sulla tratta Magnasco Santo Stefano. Ovviamente lui poteva prendere tutte le scorciatoie che riteneva opportune, mentre il ciclista doveva per forza di cose percorrere la Camionale. Non ricordo che cifra avessero pattuito, ma che non venne poi corrisposta dai due scommettitori. Perché Sandrin arrivó prima del ciclista. E su quel mancato pagamento rimuginava ancora dopo oltre mezzo secolo, ma ovviamente con il sorriso. Con i suoi occhi mobilissimi che sembravano pezzi di brace nella stanza semibuia mi disse che il ciclista ad un certo punto avendolo perso di vista si fermò nella zona di La Villa a chiedere ad un gruppetto di persone se lo avessero visto passare. " Quel matto sarà giá arrivato al Tomarlo, faceva dei salti di tre metri" la risposta che ottenne.
Ovviamente nonostante il momento non fosse dei migliori, non potevo trattenermi dal ridere. E rideva anche lui.
Bisogna riconoscere che sia lui che suo fratello Pierino hanno avuto una infanzia dura, ma sempre vissuta con coraggio e ottimismo.
Era una brava persona e un gran lavoratore, ma all' eccentricità non ha mai rinunciato sino all' ultimo.
E ha fatto bene. Le persone cosiddette normali non lasciano traccia del loro passaggio. Quelli pittoreschi come Sandrin restano nel cuore e nella mente di tutti quelli che li hanno conosciuti.
( Foto di Carlo Fontana )

Mi era venuta l'idea di inserire Magnasco su TripAdvisor per invitare quelli che non lo conoscono a visitarlo e a scrive...
24/09/2024

Mi era venuta l'idea di inserire Magnasco su TripAdvisor per invitare quelli che non lo conoscono a visitarlo e a scrivere una recensione.
Ho fatto due tentativi sempre respinti dal sito web numero uno nel settore delle recensioni .Finalmente mi è stato rivelato che su TripAdvisor non si possono inserire paesi, città, regioni ...
Siccome avevo notato che realtà limitrofe a Magnasco avevano recensito castello e chiesa ho tentato per la terza volta di inserire almeno la chiesa di Magnasco.
Ma mi é stato respinto anche questo tentativo . Pazienza.
Anche perché pensandoci bene mi sarei messo in una situazione potenzialmente rischiosa.
Perché se qualcuno avesse fatto una recensione non dico negativa, ma quantomeno non entusiastica del paese ci sarei rimasto troppo male. Per cui meglio così.
Mi ero preparato anche un po' di foto ( tutte già pubblicate) del borgo e della chiesa, tranne questa inedita e che trovo bellissima. L' ho tratta dal video della festa di San Bartolomeo e ringrazio l'autore che non conosco.
Da questa visuale si nota chiaramente la planimetria della chiesa deducendola dalla forma del tetto.
Non sono assolutamente un esperto, ma mi sembra che si possa affermare che si tratta di una architettura a croce greca.
Se così fosse l' esimio progettista Calcaprina non doveva essere affatto un conformista. Infatti ci ha regalato un campanile ottagonale e una chiesa a croce greca ed entrambi rappresentano una rarità architettonica. E ha fatto bene, perché Magnasco data la sua unicità non poteva essere banalizzato con scelte convenzionali.

Magnasco in tempo reale ( foto di Marina Brizzolara)
23/09/2024

Magnasco in tempo reale ( foto di Marina Brizzolara)

L' amica Marina ci propone questa fotografia di una scolaresca magnaschese chiedendo anche un aiuto per riconoscere i ba...
23/09/2024

L' amica Marina ci propone questa fotografia di una scolaresca magnaschese chiedendo anche un aiuto per riconoscere i bambini.
Non é facile, perché chi potrebbe farlo non c'è più.
Ma questa fotografia é molto interessante.
Innanzitutto perché potrebbe addirittura essere la prima scolaresca che ha frequentato la scuola di Magnasco.
E siccome la scuola ha iniziato la sua attività didattica nel 1920, i primi bambini che l'hanno frequentata erano quelli nati nel 1914. E nel caso del padre di Marina , Giuseppe vulgo Pipetta, corrisponderebbe.
Interessante anche la bandiera italiana con al centro lo stemma sabaudo.
Non si può non notare infine il numero degli scolari : 30. Una enormità se pensiamo che erano tutti di Magnasco e Piandifontana. E anche questo mi fa ritenere che fosse davvero la prima scolaresca magnaschese e certamente non tutti i bambini erano nati nel 1914, ma ce n'erano di piú piccoli e più grandi. Era un po' l' anno zero con tutte le anomalie che questo comportava. Come per esempio il fatto che la Angiolina dei Labati si sia portata dietro tutta la vita il soprannome di "maestrinna " ( piccola maestra) perché essendo probabilmente più perspicace di altri aiutava l'insegnante. Altra considerazione che mi fa propendere per questa tesi è il fatto che a quei tempi non c' era ancora assolutamente la consuetudine di fare una foto ogni anno scolastico. La si faceva in occasioni particolari, come per l' appunto la visita di un ispettore scolastico o una sorta di inaugurazione della nuova scuola. Infatti nei nostri archivi fotografici familiari ci sono praticamente solo queste.
Riconoscibilissima la signora Albina, magnaschese doc, madre di Raimondo il falegname, che é stata la prima insegnante. Inizialmente a carico della Società Economica di Chiavari e successivamente del Ministero della Pubblica Istruzione. Nel passaggio tra il privato e il pubblico vi fu un anno di transizione, durante il quale fu possibile proseguire l' attività didattica solo grazie ad una colletta delle famiglie.
Chi può fornire un aiuto per riconoscere i bambini lo faccia nei commenti.

Ripropongo questa interessante fotografia perché dopo tanti anni il numero degli amici di Magnasco é fortunatamente cres...
22/09/2024

Ripropongo questa interessante fotografia perché dopo tanti anni il numero degli amici di Magnasco é fortunatamente cresciuto e molti di voi non l' avranno mai vista,
Per tutti gli altri invece sarà un piacevole ricordo che riaffiora.

Scuola Elementare Luigi Brizzolari di Magnasco
Anno scolastico 1933-34
Da in alto a sinistra :
Lina dei Pinolli- Lina dei Dioniggi- Luciano du Pinin- Aldo dei Grisciun- L'ispettore scolastico - Olga di Ruscin- Tillia du Tugnà- Emilia dei Cicchin - Lino dei Cristi - Guido Manganati - Anselmo di Piandifontana - Giggi dei Cicchin - La maestra Albina - .....- .....-
Elena dei Stivanin - Nunziata dei Michelazzi - Alfredo dei Giosti - Adriano dei Dioniggi - Sandrin - Luigià- Tognu di Michelazzi
N.B Se qualcuno è in grado di aiutarmi a sostituire i puntini con i nomi delle due bambine , gliene sarò grato.Ma non erano di Magnasco e avevano frequentato la scuola magnaschese perché la famiglia risiedeva temporaneamente in paese.

Personaggi : Orazio Biggini Anche questo post come quello di Gina Tagliabue era già stato pubblicato sul mio profilo, ma...
19/09/2024

Personaggi : Orazio Biggini

Anche questo post come quello di Gina Tagliabue era già stato pubblicato sul mio profilo, ma anche in questo caso credo sia giusto condividerlo sulla pagina di Magnasco.
Perché non può non rientrare tra i personaggi magnaschesi un tipo bizzarro e scanzonato, ma soprattutto mai banale, come Orazio.
Faceva parte di quella nutrita schiera di compaesani che non si sarebbero potuti definire precisamente astemi.
Era figlio unico e ha trascorso gran parte della vita solo con la madre. Faceva il contadino, ma senza esagerare e si trastullava un pochino nella condizione di privilegio che gli veniva accordata dalle attenzioni della mamma e delle zie. Che brontolavano per i suoi eccessi e stravaganze , ma erano sempre pronte a mitigarne portata ed effetti.
Tifava per il Genoa e già questa rappresentava una singolarità perché nella Magnasco della mia infanzia, la maggior parte dei calciofili erano legati alle squadre milanesi.
Frequentava abbastanza poco il bar e soprattutto negli ultimi anni , stava quasi sempre rintanato in casa con l’immancabile bottiglia di grappa.
Era stato uno dei primi a farsi costruire da un fabbro di Borzonasca un carretto a motore, che si poteva definire un surrogato di trattore e con questo strano veicolo passava nelle strade campestri carico di legna, fieno o patate. Il suo arrivo veniva annunciato da una serie di scoppiettamenti che il piccolo motore emetteva soprattutto in discesa, poi appariva lui alla guida, sempre un po’ agitato, con una mano in testa a trattenere il berretto e l’altra sul volante. Ricordo le sue espressioni facciali tanto strane quanto simpatiche, che sembravano tratte da un cartone animato di Braccio di Ferro. Rideva quasi sempre e se dovessimo indicare il modus vivendi che ha connotato tutta la sua esistenza sarebbe proprio quello di prendere tutto con leggerezza, compreso se stesso.
È stato anche uno dei primi magnaschesi ad avere una motocicletta e mi avrà raccontato decine di volte, quando per arrivare al lago delle Lame ( che dista da Magnasco circa tre chilometri) aveva dovuto cambiare tredici volte la candela.
In ogni suo racconto, c’era un fondo di verità e molta fantasia. Ma erano divertenti e narrati con tanta contagiosa allegria che ti mettevano sempre di buonumore.
Ricordo una volta che scendeva con il famoso trattore artigianale, da una ripida stradina e si ritrovò il volante tra le mani, completamente staccato dal piantone dello sterzo.
Aveva sua madre seduta vicino a lui e non trovò di meglio di gridare : “ Vagni mama” ( Vai mamma) e di spingerla giù con il mezzo in movimento. La povera donna cadde rovinosamente gridando semplicemente : “ Ohimè “ e per fortuna se la cavò senza grosse conseguenze .
Orazio era questo. Totalmente imprevedibile. Non sapevi mai cosa poteva combinare e cosa poteva dire. E nonostante questo riusciva a stupirti, perché andava sempre oltre l’immaginabile.
Riguardo alla sua imprevedibilità, ricordo che negli ultimi anni, siccome non usciva più di casa, al parroco era venuta la malaugurata idea di andare a trovarlo.
Venne accolto in maniera un po’ ridanciana, ma questo lo aveva già messo in preventivo. Quello che invece non si aspettava sicuramente è che Orazio ribaltasse completamente i ruoli e tentasse di confessarlo. Dopo l’iniziale imbarazzo, per evitare che la situazione degenerasse ( e non mancava molto) il prete guadagnò precipitosamente l’uscita e non si fece più vedere.
Questo è l’Orazio dei miei ricordi. Un personaggio stravagante e sempre un po’ sopra le righe, ma anche schietto e simpatico come pochi.
Nella foto che lo ritrae a Santo Stefano insieme ad alcuni coscritti ci sono altri due magnaschesi : Remo in versione fisarmonicista e Luigi dei Ruscin ( secondo in piedi da sinistra ) . Orazio invece é il quarto in basso sempre da sinistra.

19/09/2024

Personaggi : Gina Tagliabue ( non ho purtroppo una fotografia)

Nella galleria dei personaggi che hanno fatto la storia di Magnasco non può mancare la figura della signora Gina Tagliabue, che pur essendo una milanese doc, ha abitato a Magnasco per molti anni. Aveva sposato il magnaschese Corrado Biggini e si era impiegata nel locale ufficio postale. Praticamente dal matrimonio alla sua morte è sempre vissuta nella nostra frazione, nella contrada di Ca’ de Biggin.
Nonostante i tanti anni trascorsi in Val d’Aveto, non parlava il dialetto. Lo capiva ovviamente benissimo, ma ha sempre parlato un idioma particolare, un misto di italiano e milanese che ne accentuava la bonarietà e la simpatia.
Io me la ricordo già anziana e siccome soffriva il freddo, girava sempre intabarrata e con un berretto di lana. Le malelingue sostenevano che per difendersi dalle basse temperature, utilizzasse anche qualche buon bicchiere di vino , che ne esaltava la già di per sé ragguardevole, loquacità.
La coppia non aveva figli e durante l’estate molto spesso ospitava il padre della signora Gina. Di cui ignoro il nome, ma che doveva essere persona originale e di piacevolissima compagnia. Lui a differenza della figlia, parlava solo milanese inframmezzandolo con qualche rara parola d’italiano.
Comunque questo signore è stato protagonista di uno spassoso aneddoto che era diventato una sorta di cult tra i paesani e nel corso degli anni è stato raccontato innumerevoli volte.
Il fatto si è verificato pressappoco verso il 1940, in un giorno imprecisato, ma comunque poco prima del 24 agosto, festività del patrono della parrocchia San Bartolomeo . Quel giorno Luigia’ ( Luigi Brizzolara dei Drion ) in qualità di massaro incaricato di raccogliere le offerte nelle case dei parrocchiani, bussò ovviamente anche alla porta di Corrado .
Ma forse con un po’ di sorpresa si trovò davanti il padre della Gina.
“ Sun u massa’ de San Bertume’ “ ( Sono il massaro di San Bartolomeo ) disse quasi meccanicamente il povero Luigia’.
Il vecchio milanese non comprese una sola parola e fece un’espressione facciale a metà strada tra lo stupore e la diffidenza.
Luigia’ che notoriamente non aveva molta pazienza, ripete’ la frase , ma con un accenno di nervosismo.
Che inevitabilmente contagio’ anche l’interlocutore che rispose seccamente : “ Che cosa m’importa a mi se han ammassa’ San Bertume’ “ ( Cosa m’importa se hanno ammazzato San Bartolomeo... ) e chiuse la porta.
Ma dopo pochi istanti forse pentito di essere stato scortese, andò dal genero e disse sempre in stretto milanese ( che mi scuso di non saper scrivere correttamente) : “ Senti un po’ Curradin è appena venuto in biund, in faccia de mat e dice che l’han ammassa’ San Bertume’. Vai un po’ in piazza a vedere cosa è successo “ ( È appena venuto un biondo , una faccia da matto e dice che hanno ammazzato San Bartolomeo. Vai un po’ in piazza a vedere cosa è successo)
L’episodio in brevissimo tempo diventò virale ( come si direbbe oggi) e ogni volta che si avvicinava la festa, veniva rievocato tra risate e bonarie prese in giro dei protagonisti. E forse un sorriso questo aneddoto è riuscito a strapparlo anche a voi. Almeno lo spero.
P.S. : questo post era già stato pubblicato qualche anno fa, sul mio profilo.
Ma ritengo che possa di diritto inserirsi nella galleria dei personaggi magnaschesi e quindi meriti di essere pubblicato sulla pagina interamente dedicata a Magnasco.

La raccolta magnaschese del latte.Ho la possibilità di pubblicare le fotografie di due reperti originali dell' epoca : u...
18/09/2024

La raccolta magnaschese del latte.
Ho la possibilità di pubblicare le fotografie di due reperti originali dell' epoca : un bidone utilizzato per il trasporto in centrale e un densimetro chiamato anche pesa latte perché serviva a determinare il peso specifico e quindi a scoprire eventuali alterazioni fraudolente.
A Magnasco c'erano due postazioni di raccolta. Una gestita dalla famiglia dei Michelazzi di Giannino ed era posizionata sulla Statale dalla parte opposta della chiesa, all' inizio della strada che scende in paese. L' altra un centinaio di metri dopo verso Rezzoaglio in uno slargo sopra Zimma da Villa ed era gestito dalla famiglia dei Labati.
Il primo quindi aveva in carico tutte le famiglie di Ca' di Biggin e Cugneu e stalle limitrofe e il secondo tutte le rimanenti.
Noi ricordo avendo la stalla praticamente sotto il punto di raccolta andavamo dai Labati.
Certo tutta la filiera aveva delle lacune per esempio dal punto di vista della refrigerazione, ma sarebbe ingiusto giudicare quel tempo con i parametri attuali. E in ogni caso non si sono mai verificati episodi endemici riconducibili a problemi igienici o di conservazione del latte.
Praticamente il latte munto alla sera veniva lasciato nei "tulun" ( secchi di alluminio ) sino al mattino seguente in una stanza fresca ( andiamme ) e unito a quello munto la mattina seguente. Dopodiché avveniva la consegna al punto raccolta che dopo averlo " misurato" ne segnava il numero dei litri su un libretto e lo versava in questi bidoni di metallo con chiusura ermetica. Tutto questo avveniva al mattino presto. Poi passava il camion di Davidin che caricava i bidoni pieni e lasciava quelli vuoti per il giorno dopo.
Il rito delle consegna del latte era delegato quasi esclusivamente alle donne e sinceramente non ho mai capito perché, ed era una occasione di aggregazione, di discorsi e ovviamente qualche pettegolezzo.
Il latte veniva raccolto ( almeno ai miei tempi ) dalla cooperativa che aveva i locali di lavorazione in via Rivarola a Chiavari. Annesso al laboratorio c'era anche un punto di vendita diretto del latte dove bisognava portarsi da casa la bottiglia che veniva riempita da un contenitore inox con rubinetto appoggiato sul banco.
Con mia madre abbiamo fatto in tempo a frequentare giornalmente questa latteria e spesso mi comprava un cono di panna con una spruzzata di cannella. Che divoravo prima ancora di uscire dal negozio.
Era un po' come continuare a vivere la realtà magnaschese seppure come utilizzatori finali di quella filiera del latte di cui sicuramente sia io che mia madre avevamo grande nostalgia. Non ce lo siamo mai detti esplicitamente, ma sono sicuro che era così.
Ora almeno per quello che riguarda Magnasco bisogna attendere che il latte faccia il percorso inverso su camion refrigerati. Ma io continuo a rimpiangere i tempi dei " tulun dau laite " e credo di non essere il solo.

Notturno magnaschese ( fotografie di Alberto Menna )
16/09/2024

Notturno magnaschese ( fotografie di Alberto Menna )

Quella che vedete nella fotografia era originariamente la cascina di Pinin. Anche lui apparteneva ad uno dei tre nuclei ...
10/09/2024

Quella che vedete nella fotografia era originariamente la cascina di Pinin. Anche lui apparteneva ad uno dei tre nuclei familiari che si erano insediati a Magnasco provenendo da Ascona.
La casa di residenza era quella ora abitata dall' apicoltore Trentin, ma la maggior parte del tempo la passava in questa cascina che era perfetta per chi come lui desiderava poca visibilità. Infatti rimane un po' defilata seppur assolutamente non periferica.
Di quel periodo conservo un ricordo non particolarmente gradevole, anche se ovviamente il tempo ha stemperato la parte negativa e ha accentuato la nostalgia per quella età spensierata.
Infatti quando giocavamo a pallone nella Pozza ( il boschetto adiacente) quando la palla finiva nella proprietà di Pinin la possibilità che venisse tagliato era molto elevata.
Alla sua morte la proprietà passò al figlio Luciano che in quanto a riservatezza non aveva nulla da invidiare al padre. Al punto da sembrare un atteggiamento eccessivo persino ai magnaschesi, il che é tutto dire.
Ci sarebbero molti e simpatici aneddoti al riguardo, ma raccontarli mi sembrerebbe uno sgarbo postumo che sinceramente non vorrei infliggergli. :)
Ma era una brava persona e ha avuto il merito di recuperare questo fabbricato rurale trasformandolo in casa di civile abitazione.
Lui in realtà abitava con la moglie Maria a Cerisola, ma passava praticamente tutte le sue giornate a Magnasco.
Finita la loro stagione, la casa è stata recentemente acquisita da Agnese ed Enzo che per uno strano scherzo del destino rappresentano l' esatto opposto del vecchio proprietario.
Ma la cosa più importante é che adorano la loro casa e non mancano mai di ve**re a Magnasco ogni volta che possono.

Devo fare pubblica ammenda per non aver mai dato la meritata visibilità su questa vetrina magnaschese alla contrada del ...
09/09/2024

Devo fare pubblica ammenda per non aver mai dato la meritata visibilità su questa vetrina magnaschese alla contrada del Cugneu.
Eppure é un luogo interessante, anche solo per l' affermazione inoppugnabile che in nessuna altra zona c'è stata una concentrazione di personaggi pittoreschi come in questa.
Certo é un luogo difficile da decifrare, tanto tende a nascondersi, a celarsi ad iniziare dal nome, che non si riesce neppure a scrivere correttamente.
I tecnici del Catasto avevano bypassato il problema italianizzandolo in " cuniolo", ma per noi rimane il Cugneu.
Perché si chiami così non é facile da stabilire. Io propendo per l' ipotesi che se lo vedessimo ripreso da un drone avremmo probabilmente l' impressione di trovarsi di fronte ad un cuneo incastrato nella collina sovrastante Magnasco. Ma é una mia idea.
É talmente schivo che é difficilissimo da fotografare, nascosto com'è dalla vegetazione.
E da quando il sentiero che porta alle Lame che parte proprio dal Cugneu, almeno nel tratto iniziale é totalmente in disuso, neppure ci si passa più.
Viene soltanto visionato di sfuggita da coloro che si recano al cimitero, che si trova dalla parte opposta della stessa collinetta. Ma curiosamente la parte più aperta e soleggiata é stata destinata ai morti, mentre quella con caratteristiche diametralmente opposte ai vivi.
Ora poi che la vegetazione sta prendendo il sopravvento, sembra davvero uno scenario ideale dove ambientare una fiaba con la casetta nel bosco.
É sempre stato il feudo dei Tugnettin e al tempo della mia infanzia era abitato da una decina di persone, mentre ora di residenti tutto l' anno ne rimane solo uno.
Ho già detto che era abitato da personaggi che hanno caratterizzato la storia magnaschese, perché non erano facilmente omologabili e per nulla banali.
Basterebbe ricordare l' arguzia di Chillin e Ernisto, la risata contagiosa della Giulietta, per finire con la simpatia di Sandrin e Pierino.
Ma per dare l' idea di cosa fossero questi personaggi racconterò un aneddoto che probabilmente quasi nessuno conosce o ricorda.
Ai tempi del parroco di Magnasco, Don Caprini, la perpetua era sua nipote Margherita.
Che era anche la fidanzata storica del campanaro del paese per tutti Campaná.
Erano tempi abbastanza duri e ovviamente tutto questo si rifletteva anche sulla qualità e varietà delle pietanze sulle tavole dei parrocchiani, mentre in quella del prete le cose andavano un po' meglio, almeno nei giorni festivi.
Chillin aveva notato che quando c'era qualche prelibatezza, Margherita ( cuoca eccellente) ne lasciava una porzione all' interno del campanile per Campaná.
Una domenica si appostó in zona e appena la donna uscí dalla porticina, s' intrufolò e velocissimamente ripulì il piatto. Poi uscì e si nascose per godersi la scena dell' arrivo di Campaná. Che ovviamente arrivó e dopo essersi guardato intorno entró con spavalderia nel campanile. Ne uscì dopo pochi secondi, molto contrariato ovviamente. Mentre Chillin di nascosto se la ridacchiava. Ovviamente non stette zitto e la storiella divenne di dominio pubblico, mettendo di fatto la parola fine a quella mensa improvvisata nel campanile. E quando gliela facevano raccontare Chillin diceva sogghignando : " L' era stufao, ommo, e de quello bun. E le le sciurtio cu mento u ghe tuccava per tera"
( Era stufato e di quello buono. E lui é uscito che il mento gli toccava per terra ) dalla delusione ovviamente 😂 😂

08/09/2024

Questo tour virtuale di Magnasco é terminato con la pubblicazione della ventunesima cartolina. Avevo previsto che fossero venti, ma come al solito sono andato lungo. Ma eravamo partiti dalla fermata della corriera davanti alla chiesa e lì siamo ritornati.
Probabilmente in questa selezione manca qualche scorcio che poteva ben figurarvi e forse ce n'è qualcuno che vi figura a sproposito. Pazienza, tutte le scelte comportano questi rischi.
Ma spero che lo scopo che mi ero prefisso sia stato comunque raggiunto. Che non era semplicemente quello di fornirvi qualche elemento di conoscenza in più di questo straordinario paese, ma di suscitare in voi la curiosità di vedere, di sapere, di cercare, di chiedere.
Da un punto di vista mediatico questa iniziativa é andata abbastanza bene.
Le cartoline hanno avuto mediamente 300 visualizzazioni ognuna il che significa che circa un terzo degli amici di questa pagina le ha guardate. Altri magari lo faranno in futuro.
In ogni caso voglio precisare che non ritengo assolutamente esaustiva questa raccolta . Anzi il tour magnaschese come la gara ciclistica con la quale condivide il nome, deve rinnovare il suo percorso trovando sempre nuovi motivi d' interesse.
Grazie a tutti !!!

Cartolina num. 21 ( Chiesa, Campanile, Canonica )Il complesso religioso magnaschese é tra piú architettonicamente pregev...
08/09/2024

Cartolina num. 21 ( Chiesa, Campanile, Canonica )

Il complesso religioso magnaschese é tra piú architettonicamente pregevoli della valle.
Grazie ovviamente ai progettisti, ma anche alla puntuali opere di manutenzione e restauro che la comunità e i parroci non hanno fatto mancare in oltre un secolo di storia.
La parrocchia come entità territoriale diocesana é stata fondata nel 1884.
Curiosamente dei tre elementi architettonici attuali ( chiesa, campanile, canonica) nessuno era esistente a quel tempo.
Nella vecchia foto che allego, vicino al nuovo campanile é visibile il vecchio oratorio che si trovava nello spazio ora occupato dalla canonica.
Nel 1914 venne realizzato il campanile su progetto dell' arch. ing. Amedeo Calcaprina di Genova. Le pietre necessarie vennero procurate dalla popolazione parrocchiale con enormi sacrifici. Non so se ricordate il post relativo alla nascita del Comune e al magnaschese Tugnettin che morente trovò la forza di esprimere tutta la sua gioia per quell' evento. Ebbene evidentemente non desiderava con lo stesso ardore la costruzione del complesso religioso. Infatti mi é stato raccontato che mentre i parrocchiani risalivano le Lobore con le pietre in spalla, lui seduto sulla cima della scarpata li apostrofava con epiteti di scherno, seppur pronunciati con un bonario sorriso.
Ma torniamo al campanile. Realizzato in una inusuale forma ottagonale é davvero mirabile per forme e cura realizzativa. Come ho già scritto sono convinto che sopraggiuntie difficoltà indussero la popolazione a ridurre l' altezza progettuale che sicuramente era piú alta di quella effettivamente realizzata.
Certamente con qualche metro di altezza in più, ne avrebbe beneficiato in snellezza e slancio architettonico, ma questa considerazione non vuole essere critica nei confronti dei parrocchiani di allora. Anche perché se dovessimo portare le pietre oggi, non riusciremmo neppure a costruire le fondamenta.
L' orologio venne donato dal Cav. Brizzolari.
Tra il 1925 e il 1928 venne realizzata la chiesa attuale sempre sul progetto del Calcaprina.
Mentre le pregevoli decorazioni pittoriche sono state eseguite dalla restauratrice Liliana Minetti su impulso del parroco Emilio Coari, nei primi anni Duemila.
La tradizione vuole che la statuetta di San Bartolomeo collocata sul portale della chiesa provenga dall' antico oratorio presente nella zona delle Lame.
Mentre la statua sicuramente più bella rimane quella della Madonna della Neve, donata direttamente alla parrocchia dal Principe Doria. É una vera opera d' arte, tanto da essere attribuita allo scultore genovese Maragliano, nella cui bottega probabilmente é stata realizzata da un suo allievo. Anche se non di può escludere qualche intervento diretto del maestro.
La canonica invece venne realizzata nel 1935 nello spazio ricavato dalla demolizione del vecchio oratorio. La progettazione e la direzione lavori furono opera dell' artista rapallese Italo Primi.
Per sopperire parzialmente alle spese per la realizzazione, venne alienata la vecchia canonica che era nella casa attualmente nella disponibilità della mia famiglia.
Per molti anni al piano strada della nuova costruzione, ha trovato collocazione l' ufficio postale di Magnasco. Poi chiuso, come molti altri dalla ristrutturazione aziendale operata da Poste Italiane.

Cartolina num. 20 ( la fontana di Ca' de Biggin )Se il centro storico magnaschese nel 1885 aveva finalmente la fontana p...
05/09/2024

Cartolina num. 20 ( la fontana di Ca' de Biggin )

Se il centro storico magnaschese nel 1885 aveva finalmente la fontana pubblica grazie al suo benefattore, la "risposta" della contrada di Ca' de Biggin non poteva farsi attendere e infatti l' anno dopo inaugurò la sua fontana donata ovviamente da un benefattore di nome Biggini.
Infatti il munifico compaesano di questa contrada é stato Andrea Biggini fu Michele, come ci ricorda la lapide.
A differenza del Brizzolari, non era emigrato all' estero, ma aveva fatto fortuna a Milano.
Ed era talmente riconoscente alla città lombarda che morendo lasciò tutti i suoi averi all'Ospedale Maggiore.
Ma quando era in vita si adoperò fattivamente per migliorare la condizione dei suoi parenti magnaschesi non solo con questa importante fontana.
Ma osservando i fatti di quel tempo si potrebbe anche ipotizzare che tra il Biggini e il Brizzolari si fosse instaurata una sana e fruttuosa competizione di munificenza e a trarne vantaggio era ovviamente tutta la comunità magnaschese nel suo insieme.
Infatti pareggiato il conto in fatto di fontane pubbliche, il Brizzolari donò l' orologio per il nuovo campanile e si fece promotore della realizzazione del cimitero.
Mentre il Biggini si fece carico di patrocinare le legittime aspirazioni di autonomia parrocchiale e si adoperò affinché la nostra chiesa fosse elevata al rango di parrocchia.
Non solo, ma fece una generosa donazione in denaro grazie alla quale fu poi possibile realizzare la nuova canonica.
Ma torniamo alla fontana. Lo stile architettonico é molto diverso da quella di Mezzo da Villa , ma non per questo meno gradevole e funzionale.
E considerazione non di poco conto, nel corso della sua più che centenaria esistenza, non ha mai subìto interventi che ne abbiano alterato il suo insieme originario.
Qualche decennio fa é stata restaurata con sensibilità e attenzione e certamente ha sempre goduto di una manutenzione conservativa più puntuale di quella di Mezzo da Villa.

Indirizzo

Val D'Aveto
Rezzoaglio
16048

Telefono

0185

Sito Web

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