19/04/2024
Il 2024 potrebbe segnare un cambiamento importante per i Servizi Aggiuntivi. Un cambiamento che sebbene all’apparenza possa apparire una scelta di natura tecnica, avrebbe invece importanti ricadute sull’intero settore museale italiano.
Secondo alcune fonti di stampa, infatti, tra le varie criticità che sono state segnalate dalle Organizzazioni Sindacali, è stata inserita anche la richiesta di inserire, per le future gare legate ai servizi aggiuntivi dei Musei, la specifica adesione al Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro Federculture.
Si tratta di un contratto che, per molti aspetti, prevede per i dipendenti condizioni che sono migliorative rispetto ad altri CCNL in uso, sia tra le imprese private che tra le cooperative.
Condizioni migliorative che, ribaltando il punto di vista, si traducono in un costo del personale totale lordo più elevato per i datori di lavoro. Chiaramente, una parte di tale incremento dei costi dovrebbe trovare una contropartita all’interno dei bandi di gara, ma in ogni caso potrebbe generare non pochi problemi a quei soggetti economici dalla strategia più aggressiva cui, sinora, il settore pubblico si è rivolto per poter ridurre i costi del lavoro legato alla cultura, applicando un contratto che, seppur con qualche differenza, può essere considerato più vicino a quello degli enti pubblici rispetto a quello Multiservizi.
Guardando al mercato privato, ad esempio, a risultare maggiormente danneggiate sarebbero molte di quelle piccole cooperative che, non potendo più applicare in sede di gara ribassi dirimenti, perderebbero una delle proprie caratteristiche distintive nei confronti delle Stazioni Appaltanti.
Si tratta soltanto di uno degli scenari possibili, perché molteplici potrebbero essere le condizioni applicative. Di fatto, però, se il maggior costo dovesse essere trasferito in quota parte in capo ai datori di lavoro, si potrebbero ve**re a creare condizioni di mercato che potrebbero risultare più favorevoli per quelle imprese che, pur non applicando il CCNL Federculture, basino le proprie economie sulla professionalità dei servizi erogati, e non sulla dimensione del prezzo più basso.
In altri termini, sopravvivrebbero quelle organizzazioni che hanno puntato nel tempo sulla qualità, puntando anche su più elevate marginalità generale.
In termini tecnici, si tratterebbe di uno shock esogeno che potrebbe modificare notevolmente gli equilibri di mercato, presentando un maggiore equilibrio tra le differenti offerte economiche ricevute dalle Stazioni Appaltanti.
Ma è chiaro che una scelta di questo tipo non avrebbe soltanto risvolti prettamente economici. Anzi. Ancor prima che economiche, le dimensioni che il Ministro dovrà considerare sono quelle di natura politica.
Registrare maggiore consenso tra i dipendenti, ma dover perdere il consenso tra quei gruppi di pressione che rappresentano molti degli attuali datori di lavoro.